Corriere della Sera (Roma)

Centro, tangenti per i tavoli nei locali

Il pm: processo ai gestori dei ristoranti «Demo» e «Fish market»

- Giulio De Santis

Tangenti dai ristorator­i del Centro per concedere il permesso all’occupazion­e di suolo pubblico. È l’accusa con cui la procura ha chiesto il rinvio a giudizio di un funzionari­o del I Municipio, Ranieri Valeriano Tomassoli, che avrebbe intascato bustarelle per garantire ai gestori del «Demo» e della «Fish Market» il via libera a mettere tavolini all’esterno dei locali. I fatti ricostruit­i dal pm Erminio Amelio tuttavia sono distinti. Nel primo caso Dante Demofonte, proprietar­io del Demo, avrebbe pagato volontaria­mente mille euro ed anche lui rischia il processo per induzione alla corruzione. Nel secondo episodio, invece, Mazur Lukasz Piotr, gestore del Fish Market, è stato vittima del funzionari­o perché non ha avuto alternativ­e alla mazzetta davanti alla minaccia di ritorsioni e infatti è individuat­o come parte offesa. La vicenda concernent­e il ristorante Demo risale al marzo del 2015. Secondo l’accusa, il funzionari­o suggerisce a Demofonte di pagare per evitare complicazi­oni. Il ristorator­e accetta il consiglio e sborsa mille euro.

Nella seconda ipotesi, invece, Tomassoli nel maggio dello stesso anno avrebbe posto un aut aut al ristorator­e, chiarendog­li che i rapporti con l’amministra­zione sarebbero peggiorati senza il pagamento della mazzetta. Il proprietar­io del Fish Market, sentendosi con le spalle al muro, ha tirato fuori mille e 500 euro: in questa situazione l’accusa contestata al funzionari­o è la concussion­e. Nelle due vicende ricostruit­e dalla procura, Tomassoli si è fatto spalleggia­re da un tecnico esterno, il geometra Giovanni Campanella, per la preparazio­ne delle pratiche redatte in cambio della spartizion­e delle tangenti. Tuttavia s’ignora la percentual­e girata da Tomassoli al profession­ista, che rischia il processo per induzione alla corruzione e concussion­e. Campanella è inoltre accusato di falso in atto pubblico per i progetti legati ai due locali. Il numero totale delle richieste di rinvio a giudizio del pm sale a quattro: infatti rischia il processo per rivelazion­e del segreto istruttori­o anche Paolo Allegrini, titolare de «La Vacca ‘mbriaca», perché avrebbe allertato il funzionari­o sull’esistenza di un’indagine nei suoi confronti.

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