Chioschi, la gara deserta: così slitta la demolizione
Gare deserte a Ostia e così slitta la demolizione dei chioschi illegali. Su trenta ditte individuate, nessuna ha aderito alla richiesta del X Municipio: persino l’unica vincitrice di uno dei bandi lanciati - costo totale di circa 120mila euro - ha rinunciato. La procedura era scattata a settembre, attraverso l’invito alle imprese iscritte nel Mepa (il portale di acquisti della Pubblica amministrazione), per l’abbattimento delle strutture sulle spiagge libere del lido di Roma, al centro di inchieste per abusivismo. Tra concessioni decadute e ampliamenti contestati, le macerie di quattro chioschi attendono da mesi di essere rimosse: le ruspe erano annunciate a ottobre per Med, Spiaggetta, Happy Surf e, soprattutto, Faber Beach, ritrovo della movida, per anni in mano a Fabrizio Sinceri, prestanome del clan Fasciani. Casotti storici a Ostia, in alcuni casi affidati dal Comune di Roma anche da decenni: poi la commissione prefettizia, alla guida del municipio sciolto per mafia, aveva ravvisato la presenza di abusi. Tutto da cancellare, le spiagge devono essere libere, senza bar o costruzioni. Dopo le prime demolizioni in primavera, ora un nuovo intoppo. Colpa di pressioni o della nomea di Ostia? Nel dubbio la presidente grillina Giuliana Di Pillo intende inviare in merito un’informativa in procura: «È necessario mettere al corrente la magistratura, sono andate deserte anche le gare sul verde e sul dragaggio del canale». Complicazioni da burocrazia, fondi scarsi e smaltimento difficile dei materiali, è invece l’altra ipotesi sulla fuga delle ditte.