Nel concorso dei cortometraggi, un’italiana d’America
Tra le novità di Alice, la sezione autonoma e parallela della Festa del cinema, quest’anno c’è anche un concorso internazionale di cortometraggi che saranno giudicati da una giuria composta da Fabio Guaglione, Manuela Rima, Maria Theresia Braun e Edoardo Natoli. Labor con Diana Elizabeth Torres e Francesca Inaudi, uno dei titoli in gara, arriva dagli Usa ma è firmato da una regista italiana, la milanese Cecilia Albertini. Il tema è controverso, la maternità surrogata. «Lo spunto è nato da un articolo di giornale su un caso in Connecticut, una giovane donna, madre surrogata che si trova davanti a un difficile dilemma quando le viene chiesto di abortire il bambino che aspetta per un’altra donna. Un dilemma umano senza soluzione». Cecilia, 30 anni, ha iniziato come attrice. «Ma ho capito presto che mi interessava di più il lavoro da regista, raccontare storie». Si è trasferita a Los Angels, ha finito il master in regia alla Ucla, Labor è stata la sua tesi finale, lo ha già portato in altri festival. «Mi piacerebbe farne un lungometraggio sto scrivendo la sceneggiatura con Andrea Brusa, c’è l’interesse di alcuni produttori e mi piacerebbe coinvolgere ancora Francesca Inaudi che non conoscevo prima del corto. sapevo solo che stava anche lei a Los Angeles e l’ho contatta via Facebook. E lei ha accettato subito». Nel frattempo lavora anche a un nuovo progetto. «Un documentario, sul tema delle spose minorenni. In alcuni stati Usa non c’è limite d’età e capita che bambine siano obbligate a sposarsi. Sapere che succede anche negli Usa, è agghiacciante».