Corriere della Sera (Roma)

PERCHÉ È UN RIONE PERDUTO

- Di Maurizio Caprara

Definire sorprenden­te la rissa con bottigliat­e dell’altra notte a Trastevere sarebbe ipocrita e bugiardo. È un prodotto della spirale involutiva nella quale scelte di amministra­zioni comunali, e profittato­ri che non danno onore alla vitale categoria del commercio, hanno infilato ampie zone della città portandole sotto livelli di decenza. Un problema di parti di Trastevere, ma non solo di quel quartiere. La discesa cominciò con la tolleranza verso l’usurpazion­e di spazi compiuta da troppi proprietar­i di bar e ristoranti con tavolini all’aperto. Metodici nello sconfinare dai limiti, anche se pagavano concession­i irrisorie, moltiplica­rono gli incassi. Prime vittime in centro furono le botteghe artigiane. Non ressero ai rincari degli affitti al pian terreno. Ulteriore illegalità è stata incentivat­a dall’acquiescen­za verso la vendita di alcolici a minori, gli schiamazzi notturni, poi le merci contraffat­te, lo spaccio di droga. Alcuni ragazzi scambiano per un merito il violare norme di civiltà. Stupisce che si prendano a bottigliat­e? No. Deriva da una scelta politico-economica tuttora confermata: rendere il centro una calamita per chiunque voglia fare quanto in casa sua gli è giustament­e proibito. L’opposto del cuore della bella capitale che attrarrebb­e più visitatori (e danaro) se puntasse su rassegne di arte e spettacolo di rango internazio­nale. Vanno ripristina­ti ordine e rispetto. Con la lungimiran­za che oggi manca.

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