Da vittima a socia in affari l’impiegata del Comune forniva clienti agli usurai
Dal dipartimento delle Politiche abitative del Comune Liliana Amendola era passata a quello dello Sviluppo, e da vittima di una banda di usurai era diventata loro complice, reinvestendo i soldi delle rate pagate dai debitori e soprattutto procacciando clienti per i vertici del gruppo. Un compito sul quale adesso gli agenti del commissariato Fidene-Serpentara e i vigili urbani del III gruppo Nomentano stanno svolgendo accertamenti per capire se uno dei presunti organizzatori del giro d’usura sgominato dopo un anno di indagini, Michele Regia, 65 anni, abbia potuto usufruire di favori da parte della dipendente comunale – ora con l’obbligo di firma in commissariato per ottenere un alloggio popolare senza averne titolo. È quello che sospetta chi ha indagato per smantellare la banda di usurai, con ramificazioni nello spaccio di cocaina fra Primavalle e San Basilio. Sette gli arresti, uno dei quali ai domiciliari, altre tre misure alternative al carcere. In cella sia Regia sia la sua compagna Diana
Raggi, 55 anni. I due secondo gli investigatori gestivano in modi paralleli ma differenti l’usura, con una ventina di vittime che hanno confermato di essere finite sotto schiaffo. Fra loro anche una donna di Tivoli che si è vista decurtare subito degli interessi gli 800 euro che aveva chiesto per pagare i funerali del figlio ventenne appena morto in ospedale. Il primo gestiva i «clienti» con metodi tradizionali, facendosi consegnare le rate in un bar del Quartaccio, gestito da una ex vittima poi diventata collaboratrice, anche con minacce di reazioni violente in caso di mancato pagamento. La seconda invece incassava piccole rate settimanali con i soldi che finivano su un fondo per essere riutilizzati. Intercettato Regia ha ammesso con una vittima: «Ho aperto una società di soldi a strozzo». Fra le vittime anche ristoratori, imprenditori, famiglie con problemi economici. Gli interessi erano altissimi, quotidiani. Anche del 3-5.000% all’anno.