Beppe Fiorello: «Racconto l’Italia con Modugno»
L’attore al teatro Ambra Jovinelli con «Penso che un sogno così...», lo spettacolo che ha scritto ispirandosi alla vita e alle canzoni di Domenico Modugno
Raccontare la propria vita (e lasciar trasparire le proprie idee) attraverso Domenico Modugno: Beppe Fiorello tornerà in scena (è la quinta stagione) al teatro Ambra Jovinelli con Penso che un sogno così..., da domani un percorso nell’infanzia della famiglia Fiorello attraverso le canzoni di Mister Volare. «Quasi una seduta psicoanalitica — spiega l’attore —. Ho scritto il testo durante un’estate di sole cocente, guardando il mare, pescando nei ricordi più lontani. Da piccolo ero timidissimo e molto introverso. Mio padre mi ha cresciuto nel mito di Modugno, grazie al quale ho cominciato a coltivare i miei sogni insospettabili. Mai avrei ambito
altrimenti a fare l’attore. Modugno testimone di un’epoca. Allargò le braccia, e l’Italia volò insieme a lui. Nel blu dipinto di blu ha cambiato le sorti di un Paese. E altre canzoni hanno accompagnato la trasformazione, come la nascita della prima industria siderurgica e petrolchimica. Pensiamo a Cosa sono le nuvole, scritta per Modugno da Pierpaolo Pasolini».
Così Fiorello riesce anche a spiegare — senza affrontare direttamente l’argomento — l’amarezza per la vicenda del sindaco di Riace Domenico Lucano, arrestato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, provvedimento sostituito un giorno fa con il divieto di dimora. Beppe impersona quel sindaco in una fiction per la Rai non ancora uscita, sospesa a causa di quel provvedimento giudiziario: «Il mio lavoro rivela come la penso. Modugno è stato uno dei tanti costretti a lasciare la loro terra. Giovane, andò a Torino al servizio di un gommista. Viveva in condizioni difficilissime. Ha detto tanto, su questo tema. Amara terra mia è un altro brano sull’addio all’Italia. Il Sud è pieno di persone bellissime di grande volontà, pronte a rimboccarsi le maniche, come cantava anche in Malarazza: “Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastune e tira fora li denti”. Versi attualissimi, in tempi di reddito di cittadinanza. Ma che ti lamenti? Armiamoci, dico anch’io, e andiamo!».
E fa l’esempio di un altro personaggio da lui interpretato per la Rai, anche questa una fiction di prossima uscita su Rai1, Il mondo sulle spalle. La storia di Enzo Muscia, 48enne saronnese che per poter lavorare è diventato il padrone dell’azienda che lo aveva licenziato. Ancora una grande parabola umana: «Simile a quella della mia famiglia — ricorda — che riempie tutto lo spettacolo, dolente e crepuscolare, ma anche nei toni della commedia. Tornano a galla le grandi tavolate estive, il vociare allegro dei commensali, le barzellette. C’era quel mio parente, sempre al centro dei discorsi, tale sceriffo: rimorchiava le turiste, strizzato nei pantaloni a zampa d’elefante. E mio padre che vedendoci con il walkman ci urlava: siete dei drogati!».
Bastasse il walkman, oggi: «Sì, i social ci hanno proiettato in un altro mondo. Mio figlio tredicenne quasi si scusa “Non è colpa mia se sono nato in quest’epoca”. E io gli rispondo che ha ragione. Chissà come si andrà avanti. Magari i nostri ragazzi si smaterializzeranno, diventeranno ologrammi — sorride —. I giovani oggi mi sembrano più vulnerabili ed esposti. Ma sono sereno: più che alle parole, sono attenti ai comportamenti. Io e mia moglie siamo molto legati ai valori della tradizione. E Anita e Nicola ci seguono».
Simbolo Omaggio al testimone di un’epoca. Allargò le braccia, e l’Italia volò con lui. Nel blu dipinto di blu ha cambiato le sorti del Paese
Riace
Beppe impersona il sindaco Lucano nella fiction Rai, sospesa dopo la vicenda giudiziaria: «Il mio lavoro rivela come la penso»