Mezzo milione al mese, gli affari degli scissionisti
Quarantadue arresti. L’ex boss della Marranella gestiva lo spaccio di droga
Una torta da quasi mezzo milione di euro al mese. Quindicimila euro al giorno nelle tre piazze dello spaccio gestite dagli scissionisti di Ostia. Ovvero i discepoli del clan Triassi, già legati ai Caruana-Cuntrera di Cosa Nostra, le cosche palermitane sul litorale da oltre 30 anni. Ma soprattutto oggi i rivali degli Spada che, guidati dal 75enne Salvatore Sibio, detto «Tartaruga».
Una torta da quasi mezzo milione di euro al mese. Quindicimila euro al giorno nelle tre piazze dello spaccio gestite dagli scissionisti di Ostia. Ovvero i discepoli del clan Triassi, già legati ai Caruana-Cuntrera di Cosa Nostra, le cosche palermitane sul litorale da oltre 30 anni. Ma soprattutto oggi i rivali degli Spada che, guidati dal 75enne Salvatore Sibio, detto «Tartaruga», già boss della banda della Marranella, agivano su quattro livelli ed erano pronti a regolare i conti con gli avversari usando le armi.
Lo hanno fatto a metà luglio di cinque anni fa davanti alla sala giochi «Italy Poker» quando si sono sparati in strada con Carmine e Ottavio Spada (nessuno in quell’occasione rimase ferito), e ancora nell’estate 2016 quando hanno aperto il fuoco contro i buttafuori del Gay Village dell’Eur per vendicarsi dopo una rissa nel locale. Agguato che hanno tentato di ripetere l’anno successivo, ma i carabinieri sono arrivati prima dei sicari sequestrando armi, passamontagna e un’auto rubata. Era questa l’altra faccia dello spaccio di droga fra Ostia Centro, Ostia Ponente e Acilia-Centro Giano. Le prime due piazze di spaccio gestite da Marco Esposito, 40 anni, più noto come «Barboncino», insieme con la «batteria dei Durante», i fratelli Flavio e Massimo Durante, di 32 e 26, la terza invece da Natale Perrulli (36). Un’attività milionaria gestita con «livelli gerarchici e funzionali», scrive il gip Roberto Saulino, che ieri ha ordinato, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, l’arresto di 40 persone (29 in carcere, 11 ai domiciliari), più due con l’obbligo di firma, per associazione a delinquere, spaccio, estorsione, sequestro di persona, detenzione abusiva di armi. Due milioni di beni - fra immobili, conti correnti e veicoli - sono stati sequestrati dai militari del comando provinciale e del Gruppo di Ostia, che hanno schierato 300 uomini solo ieri mattina per eseguire le ordinanze.
Anche in questa occasione le indagini sono scattate sulla base delle dichiarazioni del pentito Michael Cardoni, ora sotto protezione, nipote di Giovanni Galleoni, «Baficchio», ucciso nel 2011 Ostia, e figlio di Massimo, gambizzato nel 2015. All’inizio i rapporti fra scissionisti e Spada sono anche di collaborazione. Per il gip «il gruppo criminale è inserito nelle logiche e nelle dinamiche delle altre organizzazioni». Fra gli episodi ricostruiti dai carabinieri anche il suicidio di Alessandro Cresta in debito con la banda di 70 mila euro per 20 chili di hashish nel luglio 2016 e il rapimento di un suo amico, oltre che dei familiari della vittima, minacciati e picchiati con una pistola per costringere il giovane a saldare la somma.
Michele Prestipino (Dda)
Malavita organizzata in evoluzione
Ma lo Stato continua a essere presente a Ostia e in altre zone di Roma
Il personaggio
Al vertice del gruppo Salvatore Sibio, «Tartaruga». Tre i centri di spaccio