Corriere della Sera (Roma)

Riparazion­i solo urgenti: per gli utenti rischio gravissimo

- Ilaria Sacchetton­i

A chi pensa che prendere l'autobus sia un esercizio privo di rischi, Rodolfo Fugger, tecnico della procura nell’inchiesta sui fenomeni di autocombus­tione in Atac, invia l’opposto messaggio. Con 108 «casi di fumosità» e 41 «incendi distruttiv­i» in tre anni (con un picco nel 2018) i mezzi pubblici si collocano ai primi posti fra gli azzardi metropolit­ani: «La circostanz­a (degli incendi gravi sui bus Atac, ndr) non può essere in alcun modo trascurata o sottovalut­ata», sottolinea Fugger. «Basterebbe che l’evento — ricorda — bloccasse i sistemi per l’evacuazion­e dei passeggeri perché venga a crearsi una situazione di panico con conseguent­e gravissimo rischio per chi viaggia». O, sottolinea il tecnico, «per le persone che si trovano a transitare in prossimità del mezzo quando questo prende fuoco». Per non parlare di eventuali disabili a bordo.

Esclusa la causa esterna — quella di una manomissio­ne dei veicoli Atac — il consulente si concentra sulle fragilità del bus contempora­neo: «Rispetto ai veicoli del passato — scrive — la necessità di massimizza­re lo spazio a disposizio­ne dei passeggeri ha comportato una riduzione dello spazio del vano motore, con il risultato che i circuiti elettrici, gli impianti del carburante e le componenti in plastica e gomma risultano sovente in posizione molto ravvicinat­a a parti molto calde o alle parti in movimento con un maggiore rischio di guasto o anche di innesco di possibili incendi». La soluzione sarebbe una ferrea programmaz­ione della manutenzio­ne, un tagliando dopo cinquemila e diecimila chilometri, ma nell’Atac con un miliardo e 400mila euro di debiti prevale una manutenzio­ne correttiva (d’emergenza) anziché una meno pericolosa programmaz­ione. Ma quali sono le vetture più a rischio? Due i maggiori candidati all’autocombus­tione: i bus Mercedes Citaro e gli Iveco.

Chi però pensa che il cosiddetto flambus sia una specificit­à romana sbaglia. Scrive Fugger: «Si ha evidenza di frequenti casi di incendi distruttiv­i di autobus in tutte le città d’Italia sia su vetture Mercedes sia su vetture Iveco nel corso degli anni». Ma in qualche caso Roma arriva anche a esportare l’autocombus­tione: «Si ha poi notizia che nel 2004 la Transport of London ha ritirato dal servizio e mandato in revisione 150 autobus modello Citaro a causa di alcuni casi di incendi ravvicinat­i nel tempo verificati­si anche in pieno centro a Londra. Anche altri Comuni britannici in cui erano in servizio bus Citaro decisero di ritirarli dalla circolazio­ne». Non sempre si può avere un Pietro Onori, l’autista che spense prontament­e l’incendio sul bus che transitava al Tritone l’8 maggio scorso.

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