Folla di spettatori in aula per la talpa in Procura che si candidò con Salvini
C’è chi ha spiegato con tono ironico: «È un flash mob». La maggioranza dei presenti è ricorsa, invece a modi più ruvidi: «Se ne vada». Ma quello che ha prevalso nell’aula 2 del tribunale, dove ha preso il via il processo a Simona Amadio, la cancelliera talpa di piazzale Clodio, è stato un clima di assoluto silenzio. Surreale visto che il pubblico era composto di almeno cento «spettatori». Una folla, nutrita e allo stesso tempo inattesa, composta da molti anziani, da uomini con in bella mostra grossi bicipiti tatuati, da donne molto truccate. Tutti accorsi a vedere lei, la candidata alle elezioni comunali del 2016 con la lista «Noi con Salvini», finita alla sbarra insieme a sei poliziotti con l’accusa di aver passato in cambio di denaro informazioni riservate a un sospetto camorrista, Carlo D’Aguano, per aiutarlo nei suoi affari illeciti.
Un così folto pubblico è un evento raro in tribunale. Quando è stato chiesto ai presenti il motivo di un così acceso interesse, le risposte non sono state amichevoli. «Si faccia gli affari suoi», è stata la replica più ricorrente. Oppure: «Se ne vada». Qualcuno si è limitato a dire: «Faccia silenzio». Nessuno ha fatto il proprio nome. Soltanto una persona ha parlato, pretendendo però l’anonimato: «Sono un poliziotto, sono qui con altri colleghi per mostrare solidarietà. Molti degli imputati hanno fatto sempre del bene. Certo, però, se hanno sbagliato, pagheranno».
Tra il pubblico però si sono notate anche delle assenze. Non si è visto nessuno dei colleghi, cancellieri o polizia giudiziaria, con cui Amadio ha lavorato gomito a gomito per anni negli uffici della cittadella giudiziaria. Pure l’imputata, in carcere dal 27 giugno, ha disertato la prima udienza. A spiegare il perché è il suo il suo legale, l’avvocato Paolo Gallinelli: «Sta male, soffre di problemi psicofisici da settimane, per ora è in cura nell’infermeria della lista dei testimoni dell’accusa e della difesa. Quando si è chiuso il processo, l’aula si è svuotata. Nessuno è rimasto a sentire il dibattimento successivo, sulla carta assai più glamour essendo imputato Stefano Ricucci, accusato di aver favorito la vita notturna di un giudice per ottenere favori. Rara la presenza di pubblico nei processi. È successo anni fa con decine di fedeli venuti a seguire il dibattimento