Corriere della Sera (Roma)

Il ricovero del senzatetto

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Sono medico e volontario dalle Suore di Madre Teresa. Un nostro ospite, povero, senza fissa dimora, sta male. E’ stato dimesso dal Fatebenefr­atelli 11 giorni prima. Chiamiamo il 118 e viene l’ambulanza. Da medico della struttura chiedo, con le su0re, che sia riportato al Fbf. Mi viene risposto che la competenza territoria­le è del S. Giovanni, ma parlando con un medico della centrale si può far presente la situazione. Arriva l’ambulanza, il paziente viene visitato, spiego al medico che è opportuno e logico che sia riportato al Fbf visto il precedente ricovero di un mese e la recente dimissione. Il buon senso e la continuità assistenzi­ale consiglier­ebbero così, ma il medico, rispettoso delle regole, dice che lo porterà al S. Giovanni. E’ ovvio che il paziente sarebbe seguito meglio dove è stato già ricoverato. Il medico è stato rispettoso delle regole, ma ha fatto il bene del paziente ? Non credo. Forse avrà un encomio per aver rispettato le regole, ma le parole «aiuto al malato, pietà, compassion­e», forse sono andi tiche e desuete? Mi ricordo la frase sentita a scuola: «Summa ius, summa iniuria». Il medico del 118 ha usato la sua autorità per far rispettare la legge con un povero senzatetto. Cosa c’importa di lui? Non ha una famiglia che protesta. Gian Pio Paolucci

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