Occupazione light, modello Mamiani
I liceali di Prati: qui né alcol né feste. La preside: comunque non doveva finire così
Un’occupazione pulita, promettono gli studenti: ci siamo dati un regolamento, chiari- scono i ragazzi che si intravedono dietro il castello di ban- chi, per esempio niente bottiglie di vetro e niente feste, e lo rispetteremo fino in fondo, per dimostrare che «non siamo dei nullafacenti, dei casinisti senza scopo, come dice chi non ci ascolta». Da anni il Mamiani non è più scuola capofila delle occupazioni. C’era un altro modo, insiste la preside Tiziana Sallusti.
Continua - fino a domani, giornata culmine con la partecipazione alla manifestazione dei sindacati contro la politica sull’immigrazione di questo governo - l’occupazione del liceo classico Mamiani di Prati, prima iniziativa studentesca che, probabilmente, aprirà la stagione calda delle mobilitazioni anche nelle altre scuole. Un’occupazione politica, dichiaratamente: sinistra fatti avanti, mai con Salvini, miope la chiusura dei porti, basta precariato. Ma un’occupazione anche pulita, promettono: ci siamo dati un regolamento, chiariscono i ragazzi che si intravedono dietro il castello di banchi, per esempio niente bottiglie di vetro e niente feste, e lo rispetteremo fino in fondo, per dimostrare che «non siamo dei nullafacenti, dei casinisti senza scopo, come dice chi non ci ascolta».
Azione inaspettata. Da anni il Mamiani non è più scuola capofila delle occupazioni. C’era un altro modo, insiste la preside Tiziana Sallusti, di trattare rivendicazioni che possono anche essere condivise: «Assemblee, incontri, avete potuto disporre di tempo e aule in ogni occasione utile, davvero dispiace che sia finita così». Così: coi ragazzivedetta appostata fuori e la minaccia di uno sgombero da un momento all’altro. Gli studenti, comunque, non cercano la rottura: «Preside – le rispondono, sinceri, aggrappandosi al cancello pressato dai banchi – non ce l’abbiamo con lei, davvero, ma è una battaglia di civiltà che dovevamo fare».
Anna, diciotto anni, impegna anche le braccia per trasmettere la dimensione del loro progetto: «È un’iniziativa grande, importante, non siamo dei borghesotti viziati, certo forse stiamo meglio di qualcun altro ma allora a maggior ragione, proprio per questo dobbiamo preoccuparci di chi starà peggio con le politiche economiche del governo».
Autogestione che passa anche attraverso un regolamento votato da tutti. Anche se potrebbero fare comodo, dicono, per raccogliere un fondocassa, niente feste la sera. Niente bottiglie di vetro. Non si sale, per nessuna ragione, ai piani superiori: si usano solo le aule non chiuse a chiave e gli spazi comuni come il cortile e la palestra. C’è un servizio pulizia, che rassetta e mette in ordine. Fuori gli esterni. Infine, coinvolgimento: non si sta senza far nulla, si partecipa ai corsi tematici. Per esempio, ieri, Diaz e Casa delle donne.Però. Fuori, al freddo, ci sono la preside, gli insegnati, altri ragazzi coi genitori. «Mettono tutto in un unico
Tiziana Sallusti «Avete potuto disporre di tempo e aule in ogni occasione, dispiace che sia finita così»
calderone, dal razzismo alle scuole fatiscenti – interviene Tonino Napolano, un nonno che appoggia il nipote contrario all’occupazione -: non è così che si risolvono i problemi».Solo domani, salvo sgomberi, «sbarrichiamo». E poi tutti alla manifestazione.