Corriere della Sera (Roma)

Ancelotti e DiFra, storie diverse e trionfo in comune

Napoli-Roma, tecnici contro per la prima volta

- Gianluca Piacentini

Uno è considerat­o un mostro sacro e ha vinto, da calciatore prima e da allenatore poi, tutto quello che si poteva vincere. L’altro ha fatto una buona carriera da giocatore e come tecnico sta sgomitando per entrare nel club dei migliori.

Uno è Carlo Ancelotti, che dopo anni in giro tra le più grandi società del mondo - ha vinto titoli in Italia, Inghilterr­a, Francia, Spagna e Germania - ha accettato di raccoglier­e a Napoli l’eredità di Maurizio Sarri. L’altro è Eusebio Di Francesco, e sulla panchina romanista vuole dimostrare che la semifinale di Champions League della scorsa stagione non è stata un episodio ma l’inizio di un percorso, personale e di squadra.

Domenica sera si troveranno per la prima volta da tecnici uno di fronte all’altro al San Paolo (arbitra Massa), in una gara in cui entrambe le squadre hanno molto da perdere: il Napoli deve rimanere nella scia della Juventus mentre la Roma, a meno 11 dalla vetta, non può permetters­i di lasciare altri punti per strada. Sono diversi, Ancelotti e Di Francesco. Il primo (che ritrova la Roma da avversario dopo oltre 9 anni) è considerat­o un gestore di campioni - così ha fatto al Milan, al Psg, al Real Madrid, al Chelsea e al Bayern Monaco - che lo ascoltano senza obiezioni perché a parlargli è uno che ha vinto 5 Champions (2 da calciatore e 3 da allenatore), 4 mondiali per club (2+2), 5 Supercoppe europee (2+3), 7 campionati (3+4) e un numero cospicuo di coppe e coppette in giro per l’Europa.

Il secondo è considerat­o un uomo di campo, e per farsi ascoltare dai suoi calciatori deve convincerl­i che il lavoro Eusebio Di Francesco, 49 anni, allenatore gialloross­o. A sinistra, Carlo Ancelotti, 59, tecnico del Napoli

quotidiano paga, l’unica strategia possibile in mancanza dei milioni su cui il suo avversario ha sempre potuto contare. È stato così a Lanciano, Pescara, Lecce, Sassuolo e anche in gialloross­o, dove ai primi

risultati negativi torna in discussion­e. La panchina della Roma è un sogno per Di Francesco, lo ha dichiarato lui stesso, è stata una suggestion­e per Carlo Ancelotti, che ha sempre detto di «voler allenare, un giorno, Francesco Totti e la Roma». Non è riuscito a fare nessuna delle due cose, e anzi, nel tempo, questa frase è suonata più come un modo per mantenere buoni rapporti con una tifoseria che lo ha amato tanto da calciatore, e che mal digerì, nell’estate del 1987, la sua cessione al Milan di Berlusconi.

È questo il punto di contatto, l’unico ma comunque decisivo, tra Ancelotti e Di Francesco. Entrambi hanno giocato nella Roma e vinto uno scudetto: un evento che ti fa entrare di diritto nella storia di un club (e nel cuore dei tifosi) che di vittorie ne conta

poche. Ancelotti ne ha sfiorato un altro, di titolo: era capitano il giorno della disfatta col Lecce che costò lo scudetto ai gialloross­i nel 1986, e se non si fosse fatto male a metà stagione probabilme­nte anche

Da calciatori

In gialloross­o Ancelotti vinse lo scudetto nell’83, Di Francesco diciotto anni dopo

la Coppa dei Campioni del 1984 avrebbe potuto avere un altro epilogo. Di Francesco lo scorso anno è andato vicino all’impresa e ha tutto il tempo di riprovarci, magari (ri)partendo dalla gara di domenica sera a Napoli.

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