Nuovo Teatrosophia, non solo palcoscenico
«La gabbia di carne» in scena da stasera
«Teatrosophia. Tuttaunaparola, che contiene un mondo, una filosofia di vita, un progetto. Perché il teatro non si fa solo sul palcoscenico». Così Guido Lomoro, lo scorso maggio, annunciava l’apertura della nuova sala di cui è direttore artistico, Teatrosophia.
Minuta e raffinata con i suoi arredi dal sapore retrò, incastonata in una viuzza del centro storico (a due passi da piazza Navona, in via della Vetrina 7), ma soprattutto con un’idea di teatro ben chiara: attento alla città, ai grandi attori come alle giovani compagnie, aperto a nuove drammaturgie e a testi classici che non smettono di rivelare modernità. Tutto in un luogo che punta a ospitare i molti linguaggi dell’arte, come dimostra questa prima stagione inaugurata a settembre con un calendario che intreccia letture, concerti e mostre con una ventina di spettacoli capaci di raccontare la società contemporanea.
Come La Gabbia di carne, in scena da stasera a domenica, pièce nata da un’idea di Valentina Ghetti, che ne è anche interprete, scritta e diretta da Luca Gaeta per esplorare il rapporto tra corpo e anima nell’ossessione verso canoni di bellezza che non accettano imperfezioni. Il regista inquadra sul palco la fredda stanza d’ospedale dove Ghetti entra nei panni di una donna imprigionata in se stessa e nel suo aspetto plasmato dai bisturi: la gabbia di carne. È pronta a sottoporsi a una nuova operazione, ma le incisioni chirurgiche sono anche «tagli dell’anima», come spiega Gaeta: «Si scava dentro il concetto dell’essere e non essere che ognuno porta con sé».
Il cartellone prosegue con Silvio Barbiero in Groppi d’Amore nella Scuraglia di Tiziano Scarpa (15-18 novembre). E tra i titoli attesi From Medea di Grazia Verasani, diretto da Marta Iacopini, Un matrimonio tratto da Ingmar Bergman, con Paolo Scannavino e Laura Donzella, Il Natale di Harry di Steven Berkoff con Alessandro Giova, Tango di Francesca Zanni nella versione di Martinelli e Lomoro (www.teatrosophia.com).