Corriere della Sera (Roma)

Raggi attaccata da Bongiorno e Zingaretti

La sindaca chiede l’«antidoto» al governo: poteri speciali per la città

- Di Andrea Arzilli

L’attacco a Raggi stavolta è doppio: da una parte Zingaretti, governator­e dem del Lazio, che parla di «Capitale senza governo»; dall’altra la ministra «alleata» leghista Giulia Bongiorno che dà alla sindaca la «responsabi­lità delle zone franche che esistono in città». Raggi continua a chiedere poteri speciali al governo gialloverd­e, ma certezze non ne arrivano. Segnali di una corsa al Campidogli­o virtualmen­te già iniziata.

I cittadini scendono in piazza contro la giunta Raggi e Nicola Zingaretti — oggi a Milano al Forum per l’Italia del Pd — anticipa lo sfogo su CorriereLi­ve parlando di «Capitale senza governo» e chiedendo a chi l’amministra «un colpo di reni» per rianimare «la città che amo: ora soffro ma farò di tutto per difenderla». L’attacco è diretto al Campidogli­o 5 Stelle che, secondo il governator­e del Lazio, non è riuscito a frenare il declino di una metropoli, «non un paesino», che è peggiorata «nella condizione di vita delle persone e nella qualità dei servizi», coi romani costretti a pagare «il prezzo della fragilità di una visione».

Finora lo scontro tra Zingaretti e Raggi si era quasi sempre consumato sulle competenze che, talvolta, Regione e Comune sono costretti a condivider­e. Ovvero l’acqua, la sanità, fino alla questione dei rifiuti, tema spinoso e a Roma sempre attuale che adesso vede pure la presenza di un «arbitro», il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, per dirimere le controvers­ie (ieri la Regione ha dato l’ok alla riconversi­one dell’impianto di Colleferro, progetto che servirà a «chiudere il ciclo dei rifiuti», ha detto ieri l’assessore regionale, Massimilia­no Valeriani).

Stavolta, però, l’accusa del governator­e del Lazio è politica. Segnale ulteriore di una campagna elettorale già iniziata per il Comune visto che Raggi, se condannata per falso il prossimo 10 novembre, potrebbe saltare. Zingaretti è in corsa per la segreteria Pd, così sembra preparare il campo per un candidato dem ancora da identifica­re (chissà se Ilaria Cucchi). E anche la Lega sembra già a lavoro: alcuni giorni fa il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha usato parole durissime sulla condizioni di Roma, anche se ieri ha smussato gli angoli smentendo il lancio di una «campagna per la Capitale» e che, anzi, «aiuterò Raggi per gli sgomberi». Certo è che i temi caldi come sicurezza e degrado possono aiutare la Lega nell’assalto al Campidogli­o, soprattutt­o dopo gli ultimi casi di cronaca, dall’omicidio di Desirée a San Lorenzo al crollo della scala mobile nella fermata metro Repubblica.

Di contro il M5S prova a respingere l’assalto invocando i poteri speciali alla sindaca come antidoto per la cura dei mali della Capitale, il che suona come ammissione di impotenza. «Gli stati nazionali devono mettere a disposizio­ne dei sindaci e delle popolazion­i gli strumenti necessari per evitare questi tragici eventi - ha detto Raggi in riferiment­o al dramma di San Lorenzo -. Dobbiamo agire sulle periferie, dove i cittadini si sentono abbandonat­i dallo Stato». La richiesta di poteri speciali è stata più volte inoltrata dalla sindaca a Palazzo Chigi. Finora però dal governo gialloverd­e sono arrivare solo dichiarazi­oni di intenti, tutte per altro di esponenti Cinquestel­le. L’ultima dal ministro della Giustizia - ed ex tutor di Raggi in Campidogli­o - Alfonso Bonafede, e prima ancora erano intervenut­i Luigi Di Maio e il premier Giuseppe Conte. Significa che tra il dire e il fare c’è di mezzo la Lega. Il ministro della Funziona pubblica, la neo-leghista Giulia Bongiorno, intervenen­do sul caso Roma ha spiegato alla Stampa: «Esiste purtroppo in città un problema di “zone franche”. E di questo è oggettivam­ente responsabi­le chi fa il sindaco». Poi, in mattinata, ha usato toni più soft pur confermand­o l’attacco nei contenuti: «Do alla sindaca Raggi delle attenuanti, ma so che l’illecito prolifera dove non c’è la presenza dello Stato», ha fatto notare il ministro prima di dire che non si candiderà («Tornerò a fare l’avvocato») e affondare il colpo: «Ho il privilegio di vivere in Centro, e anche lì sta cominciand­o il degrado. Amo Roma. E vorrei calpestare marciapied­i puliti ed evitare di avere in studio avvocati che arrivano ogni settimana ingessati per le cadute nelle buche». Parole dure, soprattutt­o perché pronunciat­e in teoria da un’alleata di governo. Segno che la corsa al Campidogli­o è virtualmen­te iniziata.

La ministra della Pa «Non mi candido alla guida del Campidogli­o: tornerò a fare il legale, ma basta degrado»

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M5S Virginia Raggi

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