SOGNI, MALESSERE E FUTURO
Leggendo i drammatici momenti della morte di Desirée, in stato di incoscienza sotto l’effetto della droga e violentata da un branco di uomini violenti, si prova grande compassione per lei, ma anche un senso di profonda inquietudine. Come è possibile che una ragazzina sedicenne sia scesa in quelle scale dell’inferno senza che nessuno sia stato in grado di proteggerla. Era già successo ad altre adolescenti, Pamela a Macerata e poi Alice e a Sara, incappate anche loro per le loro fragilità in un mondo di maschi violenti che le aveva usate, sfruttate e poi le aveva addirittura schiacciate.
Come può succedere che ragazzine adolescenti entrino in un tunnel, in cui il ricorso alla droga sia l’unico modo per sedare i malesseri e le angosce personali ? Non sono risposte facili, a volte fragilità personali che le hanno segnate fin dall’infanzia, oppure famiglie che le hanno esposte a situazioni difficili, addirittura traumatiche senza proteggerle e poi l’arrivo dell’adolescenza che amplifica queste vulnerabilità provocando ulteriori sbandamenti e confusioni.
Inizia allora un percorso che porta queste ragazzine, che si trovano alle soglie dell’adolescenza, ad allontanarsi dalla famiglia e dalla scuola e a rincorrere sogni impossibili, esperienze troppo precoci, amori sbagliati, ricerca spasmodica di una propria identità usando il proprio corpo per farsi accettare e riconoscere. È una strada che le allontana dai ritmi quotidiani condivisi della famiglia, della scuola e dei coetanei e le spinge a provare droghe e psicofarmaci, che suscitano sensazioni forti ma anche obnubilamento della coscienza. Tutto questo complica ancora di più il travaglio dell’adolescenza e la stessa maturazione del cervello che viene danneggiato dall’introduzione delle sostanze tossiche. È quasi inevitabile che la ricerca della droga conduca queste ragazze nei meandri sotterranei e nei buchi oscuri delle città, popolati da spacciatori, emarginati e sfruttatori che sopravvivono perdendo ogni senso di umanità. Ma come possiamo aiutare gli adolescenti e i giovani a non perdersi in questi inferni? Sono problemi che non si risolvono con le ruspe, occorre piuttosto sostenere le famiglie in difficoltà, creare servizi educativi per l’infanzia e scuole che sappiano accogliere gli adolescenti coniugando l’apprendimento con un ambiente accogliente che stimoli l’interesse e la partecipazione. Negli Stati Uniti alla fine del XIX secolo si trovarono ad affrontare il disadattamento sociale di molti bambini e giovani di recente immigrazione, a cui si rispose creando le famose high school, le scuole superiori luoghi di studio ma anche di apprendimento educativo e sociale. In Italia ci abbiamo mai veramente provato?