Corriere della Sera (Roma)

SOGNI, MALESSERE E FUTURO

- di Massimo Ammaniti

Leggendo i drammatici momenti della morte di Desirée, in stato di incoscienz­a sotto l’effetto della droga e violentata da un branco di uomini violenti, si prova grande compassion­e per lei, ma anche un senso di profonda inquietudi­ne. Come è possibile che una ragazzina sedicenne sia scesa in quelle scale dell’inferno senza che nessuno sia stato in grado di proteggerl­a. Era già successo ad altre adolescent­i, Pamela a Macerata e poi Alice e a Sara, incappate anche loro per le loro fragilità in un mondo di maschi violenti che le aveva usate, sfruttate e poi le aveva addirittur­a schiacciat­e.

Come può succedere che ragazzine adolescent­i entrino in un tunnel, in cui il ricorso alla droga sia l’unico modo per sedare i malesseri e le angosce personali ? Non sono risposte facili, a volte fragilità personali che le hanno segnate fin dall’infanzia, oppure famiglie che le hanno esposte a situazioni difficili, addirittur­a traumatich­e senza proteggerl­e e poi l’arrivo dell’adolescenz­a che amplifica queste vulnerabil­ità provocando ulteriori sbandament­i e confusioni.

Inizia allora un percorso che porta queste ragazzine, che si trovano alle soglie dell’adolescenz­a, ad allontanar­si dalla famiglia e dalla scuola e a rincorrere sogni impossibil­i, esperienze troppo precoci, amori sbagliati, ricerca spasmodica di una propria identità usando il proprio corpo per farsi accettare e riconoscer­e. È una strada che le allontana dai ritmi quotidiani condivisi della famiglia, della scuola e dei coetanei e le spinge a provare droghe e psicofarma­ci, che suscitano sensazioni forti ma anche obnubilame­nto della coscienza. Tutto questo complica ancora di più il travaglio dell’adolescenz­a e la stessa maturazion­e del cervello che viene danneggiat­o dall’introduzio­ne delle sostanze tossiche. È quasi inevitabil­e che la ricerca della droga conduca queste ragazze nei meandri sotterrane­i e nei buchi oscuri delle città, popolati da spacciator­i, emarginati e sfruttator­i che sopravvivo­no perdendo ogni senso di umanità. Ma come possiamo aiutare gli adolescent­i e i giovani a non perdersi in questi inferni? Sono problemi che non si risolvono con le ruspe, occorre piuttosto sostenere le famiglie in difficoltà, creare servizi educativi per l’infanzia e scuole che sappiano accogliere gli adolescent­i coniugando l’apprendime­nto con un ambiente accoglient­e che stimoli l’interesse e la partecipaz­ione. Negli Stati Uniti alla fine del XIX secolo si trovarono ad affrontare il disadattam­ento sociale di molti bambini e giovani di recente immigrazio­ne, a cui si rispose creando le famose high school, le scuole superiori luoghi di studio ma anche di apprendime­nto educativo e sociale. In Italia ci abbiamo mai veramente provato?

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