Desirée, caccia ad altri due aguzzini
Arrestato a Foggia il quarto straniero accusato dell’omicidio. Le indagini non si fermano
Oggi è il giorno degli interrogatori di garanzia a Regina Coeli davanti al gip per Mamadou Gara, Brian Minteh e Chima Alinno, i tre immigrati irregolari arrestati per la violenza sessuale e l’omicidio della sedicenne Desirée Mariottini a San Lorenzo. Il pm: «Predatori che si sono accaniti senza pietà su una minorenne indifesa». Catturato a Foggia il quarto uomo del branco, Yusif Salia, 32 anni. Si cercano altre due persone. Coinvolta nelle indagini anche la polizia scientifica.
Brian Minteh (43 anni, senegalese), Mamadou Gara (26 anni, senegalese), Chima Alinno (46, nigeriano) e ieri Yusif Saila, il ghanese di 32 anni preso nel foggiano. Ma almeno altre due persone sono ricercate per la morte di Desirée Mariottini: «Predatori che si sono accaniti su una giovanissima indifesa senza alcuna pietà», li descrivono il pm Stefano Pizza e il procuratore aggiunto Maria Monteleone nel decreto di fermo che viene sottoposto oggi alla convalida del gip. Ruoli e responsabilità vengono definiti
Foggia Arrestato ieri il quarto straniero
Il sospetto dell’autodifesa di molti presenti il giorno dell’omicidio, pusher e sbandati
con prosieguo delle indagini, alle quali partecipa ora anche la scientifica.
Fra tutti, il 32enne Salia è quello che sembra avere il profilo investigativo più decifrabile. La grande quantità di hashish e soprattutto il metadone con cui è stato sorpreso farebbero pensare a lui come l’iniziatore della mattanza. Desirée, che da poco meno di due settimane frequentava il covo di spacciatori, sarebbe stata inizialmente stordita con del metadone sciolto in un bicchiere di vino a sua insaputa. Poi le sarebbero state somministrate altre sostanze (crack, cocaina, alcol) fino a condurla in uno stato semi comatoso. Attirati da quel corpo ormai inerme, altri si sono accaniti su di lei «con crudeltà e per motivi abietti», scrivono ancora i magistrati. Per tutti, l’accusa è omicidio volontario per dolo eventuale (ossia l’aver accettato il rischio che quelle sostanze uccidessero Desirée), violenza sessuale e cessione di stupefacenti. Ulteriori aggravanti sono la minore età della vittima e la sua impossibilità di difendersi.
Ma, come detto, almeno altre due persone sono già nella lista dei sospettati. Durante il periodo che vi ha trascorso Desirée, nel rudere di via dei Lucani c’era, come sempre, un via vai continuo. Pusher, tossicodipendenti, gente in cerca di rifugio per la notte. Così che tanti hanno potenzialmente visto o sentito cose utili agli inquirenti, anche se le tante testimonianze ascoltate dalla Squadra Mobile e dal commissariato San Lorenzo vengono prese con la massima cautela quanto ad attendibilità. Tre in particolare, sono però molto circostanziate. Quella di un senegalese e quelle di due ragazze straniere che hanno visto la 16enne sul materasso gettato a terra. Sono loro a confermare che altre persone, due o forse più, hanno abusato di lei.
C’è poi tutto il capitolo ancora da scrivere delle omissioni di soccorso, perché nessuno ha provato in concreto a salvare la ragazza. Tanto che quando il personale del 118, grazie all’intervento dei vigili del fuoco, è riuscito a entrare nel rudere e raggiungere il giaciglio, la stanza era orami vuota. Il sospetto è che anche molte delle testimonianze di queste ore siano state rese con l’intento di auto-scagionarsi. Anche su questo aspetto viene ritenuta credibile una delle due ragazze. È lei che riferisce di aver visto Desirée e averle detto: «Non restare qui, sei troppo giovane, vai via». Un invito rimasto purtroppo inascoltato.