Corriere della Sera (Roma)

Festa del cinema: figli d’arte, numeri e capricci

Si chiude oggi la rassegna di cinema Fra capricci, auspici e figli d’arte

- di Valerio Cappelli

Quali ricordi lascia la Festa del cinema 2018? Tanti, belli e brutti. Cominciamo col dire che due ospiti di riguardo dovrebbero andare a lezione di fair play. Robert Sedlacek, regista della Repubblica Ceca che ha portato il film su Jan Palach (lo studente che nel 1969 si diede fuoco per protestare contro l’invasione sovietica della Cecoslovac­chia) ha detto: «Il manifesto della rassegna mostra Peter Sellers nei panni dell’ispettore Clouseau, ruolo che detestava». Thierry Fremaux direttore del Festival di Cannes ha affermato: «Il film che ha vinto a Venezia, Roma di Cuaron, era uno scarto di Cannes, a volte rifiuto film che vanno al Lido; io ogni giorno devo portare due capolavori; si è detto che Venezia ha fatto un’edizione straordina­ria perché aveva molti film USA: non capisco l’ossessione per i film americani».

I direttori dei Festival sembrano più «capriccios­i» dei cantanti d’opera. Gara di acuti. Alberto Barbera da Venezia aveva definito «locale» la Festa Romana, Antonio Monda da Roma gli aveva risposto per le rime («una scivolata di cattivo gusto anche nei confronti di Roma»). Risultato: si sono telefonati, si sono fatti tanti compliment­i reciproci e Monda ha concluso: «Non riuscirann­o a farci litigare» (salvo poi offrire su un piatto d’argento la domandina avvelenata a Fremaux: ma è vero che Roma di Cuaron…).

Ben quattro tra i film più belli hanno come protagonis­ti afro-americani: Green Book di Peter Farrelly (Viggo Mortensen autista del pianista prodigio); The Hate U Give di George Tillman jr (una sparatoria e una giovane testimone in bilico tra verità e pregiudizi), If Beale Street Could Talk del premio Oscar Barry Jenkins (Harlem e un prigionier­o innocente); Monsters and Men di Reinaldo Marcus Green (spari e tensioni razziali).

È stata l’edizione dei figli «di»: Jim Loach (il padre è Ken Loach), e David Washington (il padre è Denzel Washington). È stata l’edizione di un memorabile film su Stanlio & Ollio al crepuscolo della carriera. È stata l’edizione di straordina­rie confession­i femminili (a parte le illuminazi­oni sui noir di Tornatore) in alcuni degli incontri moderati da Monda. Il fascino divino di Cate Blanchett: «Recitare è cercare di comprender­e gli altri»; la simpatia di Sigourney Weaver: «Ho fatto l’attrice per recitare Shakespear­e e mi sono ritrovata accanto agli alieni»; Isabelle Huppert e i suoi personaggi lacerati, l’attrice che restituisc­e la lacerazion­e in economia e un battito di ciglia è un passo enorme: «In famiglia mi dicono che per me recitare è sfogare i miei aspetti di follia».

Per una volta si sono riannusati gli antichi fulgori veltronian­i, quando la manifestaz­ione aveva risorse enormi per portare star di ogni altezza e quando le major sceglievan­o Roma per le anteprime mondiali (anche se l’importante è la qualità dei film). È il caso del quarto capitolo di Millennium, per la prima volta sala schermata, e addetti contro la pirateria vestiti da bodyguard (o da Blues Brothers). Ieri Monda malgrado abbia fornito cifre sulla Festa che ha definito positive (riempiment­o delle sale più 6%) ha auspicato per il prossimo anno un budget superiore (attualment­e è di 3 milioni e 419 mila euro)

Fondi

Monda ha auspicato per il 2019 un budget superiore (ora è di 3 milioni e 419 mila euro)

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 ??  ?? Divina L’attrice Cate Blanchett (49 anni) circondata dai fotografi sul red carpet dell’Auditorium per la Festa del cinema
Divina L’attrice Cate Blanchett (49 anni) circondata dai fotografi sul red carpet dell’Auditorium per la Festa del cinema

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