Luca Carboni arriva all’Atlantico con lo Sputnik
Luca Carboni stasera in concerto all’Atlantico Live
Sputnik, come il primo satellite lanciato in orbita intorno alla Terra. Così s’intitolano l’ultimo album di Luca Carboni e il suo lungo tour italiano che stasera fa tappa all’Eur, sul palco dell’Atlantico Live.
Un nome che riporta alla mente dei meno giovani i tempi del gelo tra Usa ed ex Unione Sovietica e che per il cantautore bolognese, classe 1962, nasconde un doppio significato: «Ricordo la Guerra Fredda, fu un periodo che mi segnò per sempre, e ho voluto scegliere questo titolo per due ragioni. Innanzitutto perché senza quel primo satellite sparato nello spazio non avremmo la vita che abbiamo, non avremmo le immense possibilità di informazione e comunicazione che invece sono così influenti nella quotidianità di tutti noi. Per me Sputnik rappresenta l’inizio della modernità come la intendiamo oggi. E poi in russo significa “compagno di viaggio”, e il tour per me è come un grande cammino per l’Italia con i miei compagni di viaggio, sopra e sotto il palco».
Top secret la scaletta del concerto romano. «Cambia di città in città», precisa Carboni. Quel che non cambia è l’impianto scenico dal grande effetto visivo. «Dietro di me ci saranno due maxi schermi su cui scorreranno delle immagini capaci di raccontare e amplificare il mio lavoro musicale – anticipa – saranno come una galleria di quadri o un album di fotografie in cui si mescolano la mia storia personale e professionale con gli eventi che hanno segnato gli ultimi sessant’anni di storia del mondo». Un Luca Carboni globale, immerso nella musica e nella gente. «Sono una persona curiosa. Non mi sono mai posto limiti – dice – e sono sempre stato aperto a nuovi suoni e alle collaborazioni». Da Lucio Dalla agli Stadio,
Per me quel primo satellite lanciato nello spazio rappresenta l’inizio della modernità come la intendiamo oggi
fino a Jovanotti e Tommaso Paradiso dei Thegiornalisti. E ora anche Calcutta, con cui ha firmato il singolo Io non voglio. «Mi piace girare per i piccoli club di Bologna – racconta – e intercettare i talenti quando sono ancora in una fase creativa ancestrale, molto stimolante e autentica. Soprattutto libera dalle trame delle case discografiche. È stato così sia con Tommaso che con Calcutta, conosciuto una sera in piccolo locale bolognese».
Un fermento perfettamente riflesso nelle tracce di Sputnik, lavoro dalla forte vena elettronica (evoluzione di quella sperimentazione cominciata con il precedente Pop-Up) che però non tradisce l’identità melodica del Carboni di Mare mare, Ci vuole un fisico bestiale, Farfallina, Silvia lo sai, La mia città, Le ragazze. Trent’anni di successi che troveranno spazio nel live di stasera, molte in versione acustica. «Ci sarà un momento più intimo con le
mie canzoni più amate – assicura – ma niente nostalgia. Ho voluto un concerto dalle tante anime, come quelle del mio pubblico, dove intravedo sempre più giovani». E sui social network? «Sono attivo, ma guai a diventarne schiavi! Bisogna invece coglierne le potenzialità, soprattutto per i talenti: è un formidabile mezzo di autopromozione». Parola (sincera) di un artista che non ne ha bisogno.