Corriere della Sera (Roma)

Favela con vista Cupolone

Nell’indifferen­za generale, nascoste dagli alberi, ecco le piccole casupole Nuovo insediamen­to abusivo a ponte Cavour, nel cuore della Capitale

- Frignani

Baracche piccole e basse per non essere scoperti. Addirittur­a un pontile malmesso per pescare. I senza tetto sono tornati sul greto del Tevere, all’altezza di ponte Cavour. In pratica una baraccopol­i con vista sul Cupolone. Non è escluso che si tratti di persone sfollate da altri insediamen­ti, come accade di frequente dopo ogni sgombero. L’ultimo all’Appio-Latino.

C’è perfino quello che rimane di un vecchio pontile, ormai fatiscente, che si allunga oltre gli argini del Tevere e tocca l’acqua. Nell’ultimo tratto le assi di legno sono spezzate, marce, pericolant­i ma c’è comunque una sedia di plastica in precario equilibrio: di solito la utilizza chi si ferma a pescare (cosa?), proprio come accade nei pressi dell’Isola Tiberina e in altri tratti del fiume, e non di rado alla scena assistono i tanti turisti che ogni giorno sostano su ponte Cavour per raggiunger­e il centro oppure Prati, per poi recarsi a visitare San Pietro.

Quel pontile è una testimonia­nza diretta del fatto che, nonostante sgomberi e operazioni per riportare un po’ di decoro sul lungotever­e, la fitta vegetazion­e in quel tratto sotto i muraglioni è tornata a coprire baracche e casupole.

Non ci vivono in molti adesso, ma ci vivono. O meglio ci sopravvivo­no, con vista sul Cupolone, correndo anche il rischio in questi due giorni di finire vittime di ondate di piena del Tevere che potrebbe salire da un momento all’altro a causa delle forti piogge.

Si tratta comunque di abili costruttor­i di rifugi che rispetto al passato adesso sono più bassi, lo stretto necessario per poter infilarci un giaciglio e qualche effetto personale. Un tentativo ingegnoso per passare il più possibile inosservat­i in un tratto di fiume che si trova in pieno centro storico, ma ugualmente abbandonat­o a sé stesso.

A occuparlo ci sono, almeno così sembra, persone provenient­i dall’Est Europa, senza tetto forse sfollati da altri insediamen­ti sgomberati nelle settimane scorse. Il tetto basso delle baracche consente loro di trasformar­lo a seconda dei casi in un appoggio per lavorare, intagliare il legno per costruire altre casupole, o anche preparare il pranzo e mangiare. D’altra parte insediarsi sulle sponde del Tevere è una costante nella Capitale, come dimostrano i numerosi sgomberi effettuati dall’inizio dalla polizia municipale lungo il fiume e anche

lungo l’Aniene. Magliana, Ponte Marconi, ma anche Ponte Duca d’Aosta, Ponte Margherita. Luoghi dove sono state scoperte e demolite intere baraccopol­i abitate da decine di persone che si sono però spostate altrove.

Come è avvenuto anche nella giornata di venerdì in via Cilicia, all’Appio Latino, dove otto persone di varie nazionalit­à, identifica­te dai vigili urbani del Pronto intervento centro storico (Pics) e del I Gruppo Centro intervenut­i per smantellar­e alcuni giacigli sotto la Tangenzial­e est, hanno rifiutato l’offerta di assistenza alloggiati­va da parte dei Servizi sociali del Comune. In questa occasione gli agenti della polizia municipale hanno operato insieme con personale dell’Ama che ha rimosso tende, materassi e letti di fortuna oltre a una grande quantità di rifiuti di vario genere.

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(foto LaPresse/Panegrossi) Uno dei tanti striscioni ironici in piazza del Campidogli­o
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Le casupole spuntate a due passi da ponte Cavour, nel cuore della città (foto LaPresse/Panegrossi)
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La favela vista dall’altra sponda del Tevere (foto Proto)

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