CLOCHARD, LA DIGNITÀ E TUTTI NOI
L’immagine, anche sull’inevitabile piano emotivo, è fortissima: una donna del Popolo degli Ultimi, che sopravvive per scelta o per disastri esistenziali ai margini della società organizzata, è stata trovata morta ieri all’alba vicino al Colonnato di San Pietro. Si tratta di una cittadina tedesca, di 73 anni. La fine di una vita dimenticata accanto a uno dei monumenti più famosi del mondo. Roma è piena di questi contrasti, proprio perché il disagio cerca rifugio lì dove sa di trovare un minimo di sostegno, di assistenza, o semplicemente di occhi che guardano davvero le persone e tentano di aiutarle. Questa morte, una delle tante che si registrano da anni per le strade romane, inevitabilmente ci richiama alle responsabilità di Roma nei confronti di chi non è riuscito a inserirsi nel mondo organizzato. Non si tratta solo di assistenza, di volontariato, di rete delle associazioni. Il nodo è anche lo «sguardo che non guarda», cioè quella vita affannata e spesso spietata che ci impedisce di soffermarci sul dolore, sulla solitudine, sullo squilibrio interiore. In molti casi quelli che chiamiamo clochard, quando accettano di parlare delle proprie esistenze, raccontano proprio questo: il sentirsi scrutati come rifiuti umani. La quota di responsabilità personale, nel problema della marginalità, sta anche nell’atteggiamento: guardare l’altro senza giudicarlo, perché è un essere umano, già cambia . C’è di mezzo la dignità, un bene di valore incalcolabile.