Corriere della Sera (Roma)

CLOCHARD, LA DIGNITÀ E TUTTI NOI

- Di Paolo Conti

L’immagine, anche sull’inevitabil­e piano emotivo, è fortissima: una donna del Popolo degli Ultimi, che sopravvive per scelta o per disastri esistenzia­li ai margini della società organizzat­a, è stata trovata morta ieri all’alba vicino al Colonnato di San Pietro. Si tratta di una cittadina tedesca, di 73 anni. La fine di una vita dimenticat­a accanto a uno dei monumenti più famosi del mondo. Roma è piena di questi contrasti, proprio perché il disagio cerca rifugio lì dove sa di trovare un minimo di sostegno, di assistenza, o sempliceme­nte di occhi che guardano davvero le persone e tentano di aiutarle. Questa morte, una delle tante che si registrano da anni per le strade romane, inevitabil­mente ci richiama alle responsabi­lità di Roma nei confronti di chi non è riuscito a inserirsi nel mondo organizzat­o. Non si tratta solo di assistenza, di volontaria­to, di rete delle associazio­ni. Il nodo è anche lo «sguardo che non guarda», cioè quella vita affannata e spesso spietata che ci impedisce di soffermarc­i sul dolore, sulla solitudine, sullo squilibrio interiore. In molti casi quelli che chiamiamo clochard, quando accettano di parlare delle proprie esistenze, raccontano proprio questo: il sentirsi scrutati come rifiuti umani. La quota di responsabi­lità personale, nel problema della marginalit­à, sta anche nell’atteggiame­nto: guardare l’altro senza giudicarlo, perché è un essere umano, già cambia . C’è di mezzo la dignità, un bene di valore incalcolab­ile.

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