Corriere della Sera (Roma)

L’unico liceo aperto in città, il Virgilio: i ragazzi e «il manifesto delle scuole»

Assemblea nell’istituto occupato di via Giulia. «Contro il governo, è solo slogan»

- RM Andrea Arzilli

Le scuole sono chiuse per il maltempo? «E noi le riapriamo, così nessuno potrà dire che okkupiamo solo per fare sega», dice Edoardo, felpa nera e testa nel cappuccio, mentre spiega come e perché, dopo il Mamiani, anche il suo liceo classico - il Virgilio in via Giulia - ha deciso di occupare fino a sabato «contro le politiche dell’attuale governo». Anzi ri-occupare dopo la brutta esperienza dello scorso anno, quando l’autogestio­ne messa su contro Matteo Renzi naufragò nelle polemiche sugli spinelli e i video hard nel liceo, «cosa smentita dalla Questura», precisa Edoardo.

Il filo rosso è la protesta che quest’anno sarà itinerante - la prossima settimana è il turno di un istituto a Prati - e codificata da un Manifesto che in queste ore è in fase di stesura nella prima assemblea di «interni» del Virgilio. Ma stavolta il dito degli studenti punta tutti, chi c’era prima e chi c’è adesso: «Non ci riconoscia­mo con chi è xenofobo, omofobo, razzista e sessista, e con chi ha detto di voler cambiare le cose ma non lo ha fatto», dice Edoardo - “quello che parla” del Collettivo - prima di entrare nel merito dei «mancati investimen­ti su scuola e cultura nel contratto di governo», aggiunge alludendo al patto Lega-M5S. Però nella scuola, blindata dal servizio d’ordine per evitare ingressi di «esterni» intenziona­ti a bisbocciar­e, si può seguire anche un corso «contro la Buona Scuola», riforma Pd che ha «favorito la precarizza­zione del lavoro e svilito la scuola pubblica». In pratica i 400 occupanti - sui 1.200 studenti dell’istituto - provano a fare politica, «materia che purtroppo è scomparsa dalle scuole, ma di cui noi abbiamo bisogno», commentano Antonio e Margherita. O meglio, a dibattere di una politica «fatta di slogan» che, secondo loro, è ormai lontana anni luce dalle istanze dei ragazzi. In effetti, a parlare passeggian­do in un tour della scuola - ordinata e pulita grazie a precise regole di turnazione - emerge lo smarriment­o quando si tocca l’argomento “futuro” e gli si chiede «quali sono le tue prospettiv­e?». La risposta è spaesata, un «boh, forse andrò via da qua», come dice Max dando il segnale di un disagio che va oltre ai governi, «tanto, di fondo, non c’è ‘sta gran differenza». Perché il disagio è quello legato a un’era in cui sembra venire giù tutto: nelle aule si parla dell’orrore del caso Desirée, della scala mobile collassata alla fermata metro Repubblica, ma anche degli alberi che cadono e - quasi tutti scooterist­i - dei rischi per le buche stradali. Di quanto, cioè, sia inospitale il mondo. E di come non resti che una sola cosa da fare: okkupare.

❞ Tutto chiuso per il maltempo? Noi non protestiam­o per saltare le lezioni

Non crediamo in chi è omofobo e razzista Edoardo, studente

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Discussion­e All’interno del liceo Virgilio (ieri mattina, foto LaPresse) l’assemblea degli studenti per decidere i passi della protesta

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