«Trascinò la donna in metro, prosciolto»
Dallo specchietto il macchinista non vedeva
Mangiare al posto di guida della metro è inopportuno. Ma Gianluca Tonelli, macchinista, non è responsabile del- l’incidente occorso a Natalya Garkovic, bielorussa, 43 anni, che il 12 luglio del 2017 è stata trascinata per 135 metri dal convoglio in corsa dopo essere rimasta impigliata al portellone. Anzi quel giorno l’in- dagato ha fatto tutto il possibile, secondo la procura, per limitare le conseguenze dell’impatto con la banchina a causa del quale la passeggera ha riportato gravi ferite. Il problema vero – per gli inquirenti - è che dallo specchietto accanto al suo posto di guida Tonelli non poteva vedere cosa stava accadendo alla passeggera.
Mangiare al posto di guida della metro è inopportuno. Ma Gianluca Tonelli, macchinista, non è responsabile dell’incidente occorso a Natalya Garkovic, bielorussa, 43 anni, che il 12 luglio del 2017 è stata trascinata per 135 metri dal convoglio in corsa dopo essere rimasta impigliata al portellone. Anzi quel giorno l’indagato ha fatto tutto il possibile, secondo la procura, per limitare le conseguenze dell’impatto con la banchina a causa del quale la passeggera ha riportato la rottura dei denti, il bacino fratturato e ferite a un polmone.
Tuttavia è un altro il passaggio chiave che ha spinto gli inquirenti a chiedere l’archiviazione della posizione di Tonelli, indagato con l’accusa di lesioni colpose. Ed è da questo argomento che bisogna partire per capire perché la procura esclude la colpevolezza del macchinista.
Prima però un breve riassunto dell’episodio. È sera quando il treno guidato da Tonelli sulla linea B fa sosta di Termini, dove si ferma pochi minuti, il tempo che i pendolari entrino nei vagoni. Poi il macchinista riprende la corsa. Tuttavia quando si chiudono le porte dell’ultima carrozza una signora resta fuori con la busta della spesa incastrata. La donna è trascinata per un lungo tratto, finché il vagone si blocca. Undici telecamere mostrano il conducente che mangia durante la breve pausa in stazione. Appare distratto. Lo è davvero? No secondo la procura.
Quando la metro riparte l’indagato è concentrato. E prima di dare il via rispetta tutti i protocolli. Il problema vero – secondo gli inquirenti è che dallo specchietto accanto al suo posto di guida Tonelli – difeso dall’avvocato Francesco Compagna - non può vedere cosa accade alla passeggera per via della distanza tra il locomotore e il vagone. Dalla ricostruzione fatta durante le indagini emerge che sul retrovisore Natalya appare come una sagoma bianca: immagine che impedisce al macchinista di rendersi conto della caduta. Inoltre il dipendente Atac più volte controlla lo specchietto prima di riprendere la corsa. E un istante prima di chiudere le porte poggia il cibo, pertanto la sua attenzione è totalmente rivolta alla strumentazione.
Tutto questo impone, per la procura, di escludere che Tonelli non fosse concentrato. Certo la passeggera cade ed è trascinata per un lungo tratto. Ben 135 metri. Anche in questo caso, secondo gli inquirenti, il macchinista non può accorgersi di alcunché. Durante il breve tragitto, le mani sono sempre occupate sugli strumenti di guida. E
appena sente l’allarme, blocca la metro. Il panino è un elemento ininfluente, per l’accusa, nella dinamica dell’incidente.
Questa è la direttrice attraverso cui si è snodato pure il pensiero del procuratore aggiunto Nunzia D’Elia. Una variabile che ha contribuito a spostare il peso della bilancia a favore dell’indagato è stata l’indecisione della passeggera
nel cercare di entrare nel vagone poco prima della chiusura della porta. Elemento che potrebbe aver confuso il macchinista. Tonelli, notando l’incertezza, potrebbe essere stato indotto a credere che la silhouette bianca, quasi un puntino, si stesse allontanando. Ora la palla passa al gip.
Luglio 2017 Natalya Garkovic, 43 anni, bielorussa, fu trascinata per 135 metri
Archiviazione
Per l’accusa, dallo specchietto non era possibile vedere la donna incastrata