Le Violon d’Ingres, in mostra passioni d’autore
Da Victor Hugo a Patti Smith, «Le Violon d’Ingres» in mostra a Villa Medici
Registi che disegnano, scrittori che dipingono, rockstar che fotografano: le passioni meno note, quando non del tutto segrete, di alcuni protagonisti della cultura dall’Ottocento a oggi. Questo l’oggetto della mostra aperta da domani a Villa Medici, con un titolo — Le Violon d’Ingres — che fa riferimento a un’espressione idiomatica francese diventata comune. Ingres, pittore universale, suonava divinamente (anche) il violino. E dallo strumento originale appartenuto all’artista — che di Villa Medici fu anche direttore dal 1835 al 1841 — prende l’avvio questa esposizione con dipinti, foto, video, sculture...
E trattandosi di passioni «segrete», non di rado coltivate al riparo dall’occhio dell’ufficialità, uno dei temi ricorrenti è, giocoforza, l’erotismo, decinato anche in maniera piuttosto audace, come nei disegni di Sergei Eisenstein da cui emerge con chiarezza l’omosessualità del regista russo, autore, fra i tanti capolavori, della Corazzata Potëmkin.
Nota e già ampiamente divulgata in tante occasioni, la produzione «segnica» della triade italiana in mostra: Federico Fellini (i disegni), Pier Paolo Pasolini (schizzi e pitture, tra cui gli autoritratti) e Carlo Levi, antologizzato con una fitta parete di quadri a olio comprendente il celebre ritratto di Anna Magnani. Protagonista, per quantità dei materiali esposti, Victor Hugo, simbolo del Romanticismo letterario francese ma qui rappresentato con la sua produzione di disegni, con uno specchio in legno da lui costruito e altri materiali d’archivio. E se non sorprende la produzione video di Bob Wilson, tra i grandi registi del teatro internazionale — che fa posare Lady Gaga nei panni di Mademoiselle Caroline Rivière, iconico dipinto di Ingres — colpiscono invece le fisionomie di volti abbozzati da Franz Kafka (in facsimile), i disegni di Nelson Mandela — che mostrano i luoghi della sua detenzione — le litografie di David Lynch o la serie di po- laroid sfocate e stranianti scattate da Patti Smith. Tra le altre divagazioni d’autore o
passioni-altre — di Apollinaire, Artaud, Schönberg, Beckett, Cocteau, Sacha Guitry — anche i filmini formato famiglia di Magritte e la proiezione di Un chant d’amour, film in bianco e nero e unica pellicola realizzata da Jean Genet.
Da segnalare ai potenziali visitatori — scelta giustificata in base a una «visione estetica da non turbare» — che la mostra, con tanti materiali, spesso di non immediata riconoscibilità, è proposta senza alcun supporto di didascalie. Si vedono cose senza sapere nemmeno chi siano gli autori, barcamenandosi con una caotica piantina che riporta numeri e indicazioni non riprodotte nelle sale. La mostra non è a ingresso libero. Per entrare si paga.