URBANISTICA ALLA ROVESCIA
Èdi moda parlare di «rigenerazione urbana» come di un obbiettivo da raggiungere per far vivere meglio la città. In attesa che si chiariscano le idee sui contenuti di questa operazione, la semplice «trasformazione urbana» procede rischiosamente in modo semi-autonomo. Perfino al crocevia europeo di Maastricht le regole non hanno impedito che il centro storico sia diventato un centro commerciale diffuso, dove una bella chiesa gotica ospita una libreria. A Roma da anni è in atto un silenzioso cambiamento di funzioni del costruito per cui i negozi storici sono stati sostituiti da rivendite di cineserie, kebab e pizze. Ma il processo non è sempre negativo: di recente due immobili centenari e trascurati, in piena area storica, sono stati mutati in hotel 5 stelle: all’arco di Giano, firmato da Jean Nouvel, uno si presenta come un dono di Mecenate alla città essendo invece una normale operazione immobiliare. Al Pantheon l’altro (restyling dell’architetto milanese Marco Piva) si propone come uno schietto investimento alberghiero. I fortunati ospiti ricorderanno per sempre la Grande Bellezza che si offre dalle terrazze dei loro asili, e così sarà bilanciata la cattiva impressione che gli esotici rivenduglioli di strada danno della città. Aspettando che precise regole per una ordinata «rigenerazione» sistemino il quadro urbano, tra luci e ombre procede l’iniziativa privata del fai-da-te. L’urbanistica alla rovescia.