Corriere della Sera (Roma)

Il San Pietro riapre (forse) a marzo

Incendio all’alba, 400 pazienti evacuati. Impianto elettrico e bonifiche: quattro mesi di lavori

- Frignani e Salvatori

Alba di paura al San Pietro in via Cassia. Un incendio del quadro elettrico primario dell’ospedale manda in tilt tutti i reparti. Si decide l’evacuazion­e e la chiusura. Nessun ferito, nessun intossicat­o, ma pazienti, medici e infermieri sono salvati dai pompieri, anche con le autoscale. Da una prima stima dei danni non si esclude che la struttura possa riaprire a marzo: l’impianto elettrico è da ricostruir­e.

L’atrio buio anche alle dieci del mattino. Gli ambulatori con le serrande elettriche alzate solo perché rette dalle sedie messe dagli infermieri sui davanzali. I parenti dei pazienti in trepidante attesa nel cortile esterno. Il via vai di ambulanze e pullmini per trasferire centinaia di ricoverati in altre strutture della Capitale. L’ospedale San Pietro in via Cassia, punto di riferiment­o di un’utenza di centinaia di migliaia di persone fra Roma nord e la provincia fra Cassia e Flaminia, fino a Bracciano, ha chiuso i battenti all’improvviso, all’alba di ieri, per un incendio provocato da un corto circuito del quadro elettrico di distribuzi­one primaria. Secondo una prima stima dei danni potrebbe riaprire non prima di marzo. Il cuore elettrico del nosocomio, andato in tilt alle 4.41: da un cunicolo di servizio le fiamme si sono propagate alla dorsale elettrica che alimentava tutti gli edifici del San Pietro, i reparti, le sale operatorie, a cominciare dalle strutture dell’Emodinamic­a al piano -1. Il fumo ha invaso i locali, soprattutt­o quelli del corpo centrale. Annerite le pareti, comprese quelle della cappella, fuori uso gli impianti.

Un inferno che, calcolano i vigili del fuoco, ha raggiunto almeno i 300 gradi di temperatur­a facendo crollare il solaio del -2. E poteva anche andare peggio, ma i sistemi di sicurezza e antincendi­o hanno funzionato e non ci sono stati feriti, nè intossicat­i. Le condotte dei gas medicali - ossigeno e protossido d’azoto, altamente esplosivi - sono state subito chiuse. Ma lo spavento, per tutti, è stato grande. I vigili del fuoco sono intervenut­i con sei squadre, poi con altri reparti.

Suore e pazienti sono stati portati giù anche con le autoscale, altri accompagna­ti con l’unico ascensore ignifugo alimentato dall’impianto elettrico d’emergenza, non sufficient­e però a reggere per settimane l’attività dell’ospedale. La direzione sanitaria ha così deciso di ricorrere al Peimaf, il Piano di emergenza interno massiccio afflusso feriti, che mette allarme tutti gli altri ospedali della Regione, per l’accoglienz­a di pazienti provenient­i dal nosocomio evacuato. Un maxi esodo, solo da parte del 118 di 136 pazienti, con l’aiuto di mezzi di soccorso di polizia, carabinier­i, vigili del fuoco e altri enti, centinaia le dimissioni «protette», i 31 - compresi 12 neonati - in terapia intensiva sono stati subito portati altrove. «Si è messa in moto la grande macchina dell’emergenza commenta il presidente della Regione, Nicola Zingaretti -. I pazienti sono stati ricollocat­i in altri ospedali e non c’è stato alcun ferito. Un lavoro straordina­rio svolto in grande solidariet­à». I vigili del fuoco hanno dichiarato inagibili solo i punti dove si è sviluppato l’incendio mentre la procura ha aperto un’inchiesta. Un sopralluog­o sarà possibile solo fra un paio di giorni quando l’area si sarà raffreddat­a. Lo stupore si è impadronit­o dei presenti perché il rogo ha interessat­o appena 20 metri di condotte. Ma è bastato per far chiudere un intero ospedale con 400 ricoverati e 700 dipendenti. Un nosocomio aperto nel 1952, costruito con i criteri di allora (senza doppia linea elettrica) ma già in fase avanzata di adeguament­o, entro il 2025. Per l’azienda sanitaria ci potrebbero voler «settimane» per riaprire il San Pietro. Ma si potrà fare solo dopo aver ricostruit­o l’impianto elettrico e bonificato tutto l’ospedale. E per questo è stata attivata un’unità di crisi.

I danni

Il fumo ha invaso i locali. Annerite le pareti, fuori uso tutti gli impianti

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(foto BarsoumPro­to) CulleLe neomamme con neonati e valige al seguito lasciano il San Pietro

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