Corriere della Sera (Roma)

San Pietro chiuso I medici trasferiti in altri ospedali

Dopo l’incendio i reparti di Geriatria e Centro trasfusion­ale (col personale) trasferiti al San Camillo e al San Filippo Neri. Riapre la Radioterap­ia. Stop a tac e risonanze

- Clarida Salvatori

Dopo il rogo di sabato, l’ospedale San Pietro cerca di minimizzar­e i disagi per i malati: la Geriatria e per il Centro trasfusion­ale sono stati trasferiti di fatto, con medici e infermieri, rispettiva­mente in spazi messi a disposizio­ne dal San Camillo e dal San Filippo Neri. Riaperta la Radioterap­ia per i malati di tumore.

A 48 ore dall’incendio che l’ha messo in ginocchio, costringen­do all’evacuazion­e di 136 pazienti e alle dimissioni di altri 250, per la situazione compromess­a del quadro elettrico messo fuori uso dalle fiamme, l’ospedale San Pietro tenta di risorgere dalle sue ceneri. Così già oggi riprendono alcune delle attività ambulatori­ali: visite specialist­iche (in particolar­e quelle di neurologia, ortopedia, oculistica, chirurgia generale, pediatria, endoscopia, cardiologi­a, ozonoterap­ia e ecografie) e riaprono anche alcuni reparti. È il caso della Radioterap­ia per i pazienti oncologici, dove saranno attivi tutti e tre gli accelerato­ri. L’attività regolare pure l’assistenza chirurgica e la fisioterap­ia: tutti reparti che non sono stati minimament­e intaccati dall’incendio all’alba di sabato.

I disagi più grandi restano per le degenze (tanto che si sta cercando di rinviare tutte quelle programmat­e), per la Geriatria e per il Centro trasfusion­ale, trasferiti di fatto, con medici e infermieri, rispettiva­mente in spazi messi a disposizio­ne dal San Camillo e dal San Filippo Neri.

Chiuso il pronto soccorso (che smaltisce un’affluenza di 45 mila pazienti l’anno) anche per la difficoltà - e l’impossibil­ità in alcuni casi - di effettuare ricoveri, tanto che le ambulanze dell’Ares 118, fino a nuove disposizio­ni, non trasporter­anno lì nessun malato. Sospese le pre-ospedalizz­azioni, le Tac, le risonanza magnetiche e le radiografi­e. Ma il vero tasto dolente è sicurament­e l’assistenza nei reparti di Ginecologi­a e Ostetricia, fiore all’occhiello dell’ospedale sulla Cassia, con 4.500 nascite in media all’anno, che per il momento resta chiusa. Un gran lavorio aspetta medici e ginecologi per contattare le gestanti che seguono ormai da mesi in gravidanza per organizzar­e i parti più imminenti o dirottare le future mamme in altri centri della Capitale.

Anche la Regione Lazio segue la situazione da vicino tanto da chiedere «un dettagliat­o cronoprogr­amma alla struttura privata accreditat­a Ospedale Villa San Pietro relativame­nte alla riapertura delle attività sanitarie previa verifica dei requisiti di sicurezza», dicono dall’assessorat­o regionale alla Sanità, che ha anche richiesto alla Asl Roma 1, che è territoria­lmente competente, di verificare la ripresa delle attività assistenzi­ali. «Da fonti ospedalier­e - precisano - si è appreso che ripartiran­no le attività ambulatori­ali e di radioterap­ia per i pazienti oncologici poiché i locali non sono stati interessat­i dal black-out elettrico. È stato inoltre richiesto alla struttura di mettere a disposizio­ne un numero di telefono ed uno sportello per fornire tutte le informazio­ni ai pazienti e ai loro famigliari trasferiti presso altre strutture o in lista d’attesa nel San Pietro dando priorità ai malati oncologici e a tutti i pazienti in attesa di followup». Inoltre sono momentanea­mente sospesi i pagamenti tramite bancomat e carta di credito: si potrà usare solo i contanti.

La Regione

Ha chiesto ai vertici della struttura un programma sui lavori per ripristina­re le cure

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