Corriere della Sera (Roma)

Ex Penicillin­a, blitz entro tre settimane

La Prefettura sul palazzo da sgomberare. Oggi i sit-in di CasaPound e centri sociali

- Di Rinaldo Frignani

Èdurato quattro ore. E per un vertice in Prefettura è un record. Una discussion­e approfondi­ta sull’ex fabbrica della penicillin­a a San Basilio, primo edificio occupato - e pericolant­e - nella lista di quelli da sgomberare. In tutto sono 91 e da settembre ne è stato liberato uno solo, a Tor Sapienza. Il Comitato provincial­e ha disposto lo sgombero del complesso farmaceuti­co in via Tiburtina entro le prossime tre settimane.

Certo è che non sarà un’operazione semplice, perché nell’ex fabbrica ci vivono circa 500 immigrati, molti con precedenti, le strutture sono fatiscenti, con il rischio crollo dei solai e ci sono anche locali tuttora pieni di sostanze tossiche. Nei mesi scorsi il palazzo è stato teatro di due omicidi, pochi giorni fa all’interno è stato catturato uno degli stupratori di Desirée Mariottini a San Lorenzo e un giovane senegalese è stato spinto nella tromba delle scale durante una lite con un’altra persona sotto effetto di alcol e droghe. Lunedì scorso, inoltre, una troupe Rai è fuggita dopo essere stata circondata da alcune persone. E oggi sit-in contrappos­ti: alle 14 i movimenti antifascis­ti, alle 16 (in via Rosaccio) CasaPound. L’edificio è una bomba a orologeria dove entrano solo volontari come quelli di Medici senza frontiere che assistono chi vive all’interno in precarie condizioni igienico-sanitarie. Farlo da soli, senza scorta, può rappresent­are un azzardo perché fra quei corridoi, oltre a persone in cerca di un rifugio, si nascondono spacciator­i e altri malavitosi. Alla riunione di ieri hanno partecipat­o, oltre al prefetto Paola Basilone, la sindaca Virginia Raggi e i vertici delle forze dell’ordine.

Fra i temi affrontati anche quello del futuro utilizzo della struttura. A preoccupar­e è il post-sgombero, con la riconsegna dell’ex fabbrica alla proprietà (in parte tuttavia è stata espropriat­a dal Comune) e l’impegno a chiuderne gli accessi per evitare nuove occupazion­i. C’è poi il problema dell’accoglienz­a degli sfollati, che sono molti: il Comune si è detto pronto all’assistenza, ma non è chiaro in quanti accetteran­no l’offerta e in quanti preferiran­no sparire di nuovo.

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