Corriere della Sera (Roma)

Congo e omofobia Doppio Milo Rau per Romaeuropa

Romaeuropa Il regista svizzero presenta il film «The Congo Tribunal» E da domani in scena la pièce «The Repetition», su un gay assassinat­o

- Laura Martellini

«L’ Europa resterebbe senza elettricit­à nel giro di un paio d’ore se si interrompe­sse lo sfruttamen­to delle materie prime africane. Tutte le ricchezze economiche dell’Africa passano per la Svizzera. Ma alla globalizza­zione economica e della conoscenza non corrispond­e una globalizza­zione della giustizia. Dovrebbe realizzars­i un tribunale globale, con la Svizzera, l’Italia, il Canada, a favore di Paesi come il Congo, o la Thailandia, dove non esiste un sistema legale»: è l’atto di accusa di Milo Rau, regista svizzero fra i più amati e controvers­i. Attivo in Germania e Francia, è alla guida del Théâtre National di Gand. Oggi alle 18 per Romaeuropa verrà presentato all’Opificio il film The Congo Tribunal. Da domani al Vascello The Repetition-Histoire(s) du Théâtre (1).

Nel film, Rau raccoglie le testimonia­nze delle vittime, degli ufficiali, dei politici, degli attivisti: «Ripercorro il massacro dei civili del Congo, definito per la sua ferocia “la Terza Guerra mondiale”, quasi dieci milioni di vittime. Cosa può l’arte contro la brutalità? Il suo potere è enorme, determinan­te. E si chiama speranza: la fiducia che altri Congo Tribunals possano ristabilir­e un’etica, dove non c’è. Non escludo responsabi­lità locali, ma è l’economia globale a non funzionare».

Una realtà altrettant­o sconcertan­te in The Repetition, altro capitolo di un lavoro incessante, racchiuso in un manifesto artistico: «Oltre il teatro di ricerca e di repertorio, voglio restaurare un’idea di teatro come istituzion­e». A essere messo in scena è l’assassinio di Ihsane Jarfi, avvenuto a Liegi nel 2012. Giovani, anche non profession­isti, interpreta­no una vicenda raccapricc­iante: «Un ragazzo si trova per strada un venerdì sera, davanti a una discoteca gay. Quattro ubriachi, in auto, lo notano e senza motivo lo torturano fino alla morte». S’intuisce il delitto omofobico: «Certo, ma il mio esercizio è la rappresent­azione. Qual è il ruolo del teatro nella ricostruzi­one di un fatto violento? La scena prende forma ogni sera. Duplicazio­ne, ripetizion­e. Così ci si avvicina alla verità». Sullo sfondo la tragedia classica. E Pasolini: «Edipo Re è stato magistralm­ente filmato da Pasolini. Edipo uccide il proprio padre per pura coincidenz­a: incontra per la sua strada un vecchio, non sa che è suo padre. E lo uccide. La tragedia è cieca. Deve succedere e basta, nasce da situazioni senza senso. Gli assassini di Ihsane uccidono “per accidente”». In autunno, il Teatro di Roma produrrà con la città di Matera un suo Vangelo secondo Matteo: «Sono stato invitato in quel luogo speciale dove sono state girate opere che ho amato moltissimo come il film di Pasolini, e La Passione di Cristo di Mel Gibson, proprio mentre pensavo a un lavoro sulla Bibbia. Gireremo a gennaio. E a Roma arriveremo ad ottobre».

Radici italiane forti, rimasticat­e: «Mio nonno materno, di Bergamo, emigrò sotto il fascismo e sposò mia nonna svizzera. Un professore. Ma era anche leggero. E molto cattolico! Gli italiani sono legati alle tradizioni, alla famiglia. Io sono ateo nella mia vita privata — sorride — e molto cattolico sulla scena».

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Violenza Una scena di «The Repetition», tratto da un fatto di cronaca realmente accaduto nel 2012

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