Vi spiego la strategia regionale sui rifiuti
A Colleferro faremo un impianto utile al ciclo della differenziata
Non c’è alcun fervore ideologico nella decisione della Giunta regionale del Lazio di dismettere l’impianto di termovalorizzazione di Colleferro. Nell’attuale organizzazione del ciclo dei rifiuti in Italia e in Europa l’apporto dei termovalorizzatori resta ancora insostituibile e negare questa esigenza sarebbe fuorviante. È anche vero, tuttavia, che proprio l’Unione Europea sostiene il superamento della termovalorizzazione, a tal punto da stabilire che entro il 2030 gli impianti di incenerimento dei rifiuti urbani saranno posti in «decommission», cioè non se ne potranno più costruire, mentre quelli esistenti dovranno pianificare la loro durata residua.
Pertanto, senza negare l’attuale necessità della termovalorizzazione, che nel Lazio viene garantita dall’impianto di San Vittore, diventa però obbligatorio pianificare da subito la loro dismissione e il loro superamento con un’impiantistica moderna ed efficace per il recupero e il riciclo. Il progetto di riconversione dell’impianto di termovalorizzazione e la conseguente realizzazione di un presidio altamente tecnologico rappresenterà uno dei cardini del nuovo Piano regionale dei rifiuti, insieme alle iniziative per la riduzione della produzione di rifiuti e per la crescita della raccolta differenziata.
Il primo obiettivo, infatti, è la diminuzione della quantità di scarti prodotti, che la Regione sostiene attraverso una serie di misure: dall’introduzione della Tariffa puntuale (meno rifiuti produci e meno paghi in bolletta) all’assegnazione di oltre 57 milioni di euro ai Comuni del Lazio per lo sviluppo della raccolta differenziata, la realizzazione di isole ecologiche e di centri di compostaggio.
Con il nuovo presidio industriale, che sostituirà il termovalorizzatore, sarà possibile eseguire processi di lavorazione per estrarre risorse dai rifiuti in uscita dai Tmb. L’impianto, inoltre, potrà favorire anche l’eventuale declassamento degli stessi Tmb a semplici stazioni di tritovagliatura primaria e di raffinazione delle matrici secche, consentendo di ricavare dalla Fos e dagli scarti nuove materie che verranno reimpiegate. In definitiva, solo una minima percentuale di rifiuti sarà smaltita con processi di termovalorizzazione o in discarica, mentre la gran parte del «rifiuto tal quale» viene riciclata, favorendo il recupero di risorse e materiali che saranno rimesse sul mercato per promuovere lo sviluppo dell’economia circolare e tendere verso il traguardo dei «rifiuti zero».
La termovalorizzazione, dunque, è solo una parte del ciclo dei rifiuti: una porzione che verrà sempre più ridotta.