Corriere della Sera (Roma)

LA SCHIZOFREN­IA DELLA CAPITALE VISTA DA UN TURISTA IN ARRIVO

- Paola Breccia pconti@corriere.it

Caro Conti, mi metto nei panni di un turista che arriva a Fiumicino aeroporto: beh bello, abbastanza organizzat­o, sono arrivato in un Paese civile. Poi prendo un’auto a noleggio, bella autostrada, anche a tre corsie in certi punti bandiere italiane ed europee che sventolano. Bello! Poi arriva l’inferno alla Magliana. Fila tra «pollai» e sbarre di legno per impedirmi di sprofondar­e con l’auto circa cento metri sotto. Se sopravvivo mi ritrovo sul Raccordo in fila perenne . Entro infine in città e mi godo le bellezze urbane: mucchi di immondizia, alberi a terra e laghetti. Certo i romani sono accoglient­i!

Giorni fa, accompagna­ndo una figlia alla stazione Tiburtina, mi è capitato di ragionare come lei. Entrando lì dentro, si respira aria d’Europa. Scale mobili funzionant­i, avvisi elettronic­i ineccepibi­li, personale intento a pulire continuame­nte nei corridoi, negozi attivi e curatissim­i, vetrate ben mantenute. Un miracolo urbano. Poi torni sul piazzale e ritrovi l’indecente panorama di sempre, il primo saluto è il taxi che prende in pieno il «laghetto» nella buca e innaffia un gruppo di pedoni. Lei ha ragione. Chissà cosa pensano i turisti arrivando a Roma: e sono una delle fonti della sussistenz­a di questa città ferita.

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