LA SCHIZOFRENIA DELLA CAPITALE VISTA DA UN TURISTA IN ARRIVO
Caro Conti, mi metto nei panni di un turista che arriva a Fiumicino aeroporto: beh bello, abbastanza organizzato, sono arrivato in un Paese civile. Poi prendo un’auto a noleggio, bella autostrada, anche a tre corsie in certi punti bandiere italiane ed europee che sventolano. Bello! Poi arriva l’inferno alla Magliana. Fila tra «pollai» e sbarre di legno per impedirmi di sprofondare con l’auto circa cento metri sotto. Se sopravvivo mi ritrovo sul Raccordo in fila perenne . Entro infine in città e mi godo le bellezze urbane: mucchi di immondizia, alberi a terra e laghetti. Certo i romani sono accoglienti!
Giorni fa, accompagnando una figlia alla stazione Tiburtina, mi è capitato di ragionare come lei. Entrando lì dentro, si respira aria d’Europa. Scale mobili funzionanti, avvisi elettronici ineccepibili, personale intento a pulire continuamente nei corridoi, negozi attivi e curatissimi, vetrate ben mantenute. Un miracolo urbano. Poi torni sul piazzale e ritrovi l’indecente panorama di sempre, il primo saluto è il taxi che prende in pieno il «laghetto» nella buca e innaffia un gruppo di pedoni. Lei ha ragione. Chissà cosa pensano i turisti arrivando a Roma: e sono una delle fonti della sussistenza di questa città ferita.