Colori & impegno, tutto Zerocalcare in mostra al Maxxi
Ci sono le primissime locandine realizzate per i concerti punk, i flyer dei centri sociali, le copertine dei dischi, le strisce autobiografiche in rigoroso bianco e nero e i manifesti delle battaglie collettive invece a colori. C’è poi l’immaginario cartoons che fa (ancora) compagnia alla generazione dei nati negli anni Ottanta: da Ken il guerriero a Mila la pallavolista e Jeeg robot d’acciaio. E lo spaesa- mento di quella stessa generazione, un po’ pioniera e un po’ cavia della globalizzazione digitale, che oggi fa i conti con se stessa tra sociopatia e social network. Infine c’è Roma. Non quella dei monumenti da cartolina, ma quella periferica della Prenestina, dei carcerati a Rebibbia, quella che protesta alla Sapienza, quella multiculturale di San Lorenzo, quella che resiste al Forte Prenestino e quella dei locali underground popolati da sottoculture.
In due parole c’è tutto Zerocalcare, al secolo Michele Rech, nella sua prima grande personale intitolata Scavare fossati – Nutrire coccodrilli ospitata al Maxxi da oggi al 10 marzo, a cura di Giulia Ferracci. Con un allestimento che proietta direttamente dentro il suo iconico alter ego a fumetti: l’armadillo, animale protagonista dei lavori più celebri, grazie a una struttura curvilinea che ne ricrea la sagoma e accoglie il percorso espositivo sviluppato in quattro sezioni: Pop, Tribù, Lotte e Resistenze, Non-reportage.
«Fa molta impressione, più la guardo e più mi sale l’ansia! Quando abbiamo iniziato a lavorarci ero serenissimo — commenta il fumettista — perché questo è un luogo che frequento, dunque familiare. Ora che invece sulle pareti rivedo diciotto anni di carriera e di vita l’emozione è grande. C’aveva ragione ‘mi madre: “Al Maxxi? Ma ti rendi conto?”. No. Chi avrebbe mai pensato che i manifesti di piccole band o movimenti giovanili che quindici anni fa incollavo in giro di nascosto sarebbero finiti incorniciati e illuminati in un museo!».
Una mostra che è anche una biografia per immagini, realizzata con Silvia Barbagallo e Minimondi Eventi, e che ha il pregio di mostrare l’intero spettro di supporti che accendono l’attività grafica di Zerocalcare — dai vinili al blog, dall’editoria al cinema — mantenendone intatti lo spirito introspettivo, l’autoironia e i messaggi politici. Senza censure. Come il suo primo fumetto, quello che nel 2001 lo consegnò subito ai favori degli addetti ai lavori raccontando (e condannando) i fattacci del G8 di Genova. «Ero lì, avevo 17 anni, e quell’esperienza fu uno spartiacque nella mia vita».
Da lì l’impegno a fare del disegno non solo un’arte ma anche un laboratorio di libertà civica e resistenza contro le ingiustizie sociali, che al Maxxi coglie infine l’occasione per lanciare il progetto di digital storytelling realizzato con Action Aid: Demopatia, una app a fumetti (e non solo) che promuove i temi della democrazia. «Ne abbiamo bisogno», parola di Zerocalcare.