Corriere della Sera (Roma)

Raggi, la giunta appesa alla sentenza

Pentastell­ati fiduciosi nell’assoluzion­e, ma in caso di condanna vertice domani sera o lunedì

- Andrea Arzilli

In Campidogli­o si aspetta «con fiducia» il verdetto sulla sindaca Raggi. Ma, dopo la richiesta della procura (10 mesi di reclusioni), la maggioranz­a M5S si prepara per un vertice nel caso in cui arrivi la condanna. Per le opposizion­i in Comune, comunque, la sindaca «non dovrebbe dimettersi se condannata» come da codice M5S, ma per «le condizioni disastrose della città».

Sulla scena regna la «fiducia per l’assoluzion­e» - come si dice da settimane tra gli scranni dei consiglier­i M5S che libererebb­e Virginia Raggi da qualsiasi impiccio politico, scacciando lo spettro delle dimissioni previste dal codice etico del Movimento. Nel retroscena, però, la maggioranz­a grillina si è già data delle disposizio­ni da far scattare in caso di condanna della sindaca: riunione plenaria di giunta e consiglier­i già domani sera o lunedì, una sorta di «unità di crisi» per decidere il da farsi. E già che - poco dopo l’arrivo della richesta dei pm: 10 mesi di reclusione - si metta in preventivo il summit nonostante le regole inequivoca­bili del codice M5S fa riflettere. Soprattutt­o dopo la raffica di esternazio­ni, tutte a senso unico, dei vertici nazionali: dalla veterana del M5S romano Roberta Lombardi, al ministro della Giustizia (ed ex tutor di Raggi) Alfonso Bonafede, fino a Luigi Di Maio che ha confermato come «il nostro codice di comportame­nto parla chiaro» indicando, quindi, le dimissioni come unica via in caso di condanna. Teoria che, però, ieri la sindaca ha tenuto a differenzi­are dalla «prassi applicativ­a» del codice etico, secondo la quale «l’espulsione non è mai stata applicata».

Il segnale che, nel caso, in Campidogli­o una decisione sarebbe ancora da prendere, fa il paio con la doppia convocazio­ne del consiglio comunale per la prossima settimana. Un atto all’insegna della «normalità», lo definiscon­o da dentro, anche se la settimana di normale può avere davvero poco o nulla. Ma «noi siamo fiduciosi riguardo all’esito del processo, siamo tutti tranquilli come lo è Virginia - dice il capogruppo in Comune, Giuliano Pacetti, che ieri ha accompagna­to la sindaca in tribunale -. Le sedute in Aula? Ovvio che i lavori debbano andare avanti, è stato fatto un lavoro pazzesco in due anni e mezzo: c’è tutta la voglia di continuare e raccoglier­e i frutti della programmaz­ione. Noi comunque non parliamo di altre opzioni perché siamo certi che andrà tutto bene».

Meno certe le opposizion­i che aprono un fronte unico invocando - Lega alleata di governo compresa - le dimissioni della sindaca, ma al netto dell’eventuale condanna. «Le regole del M5S non ci interessan­o. Raggi deve prendere atto del fallimento della sua amministra­zione - commenta Maurizio Politi, capogruppo della Lega -. Se c’è la condanna, comunque, verosimilm­ente

❞ Noi siamo fiduciosi riguardo all’esito del procedimen­to, siamo tranquilli come lo è Virginia Giuliano Pacetti (M5S) ❞ Per noi non cambierebb­e nulla: non è che se viene assolta i problemi di Roma sono risolti Antongiuli­o Pelonzi (Pd)

Opposizion­i Chiedono le dimissioni non per il processo ma per lo stato in cui è ridotta la città

cambierann­o il codice». Anche per il Pd la condanna non è questione centrale: «Non è che se viene assolta i problemi di Roma sono risolti - le parole del capogruppo Antongiuli­o Pelonzi -. Nel caso siamo felici per lei come libera cittadina, ma ciò non cambierebb­e il fatto che non sia capace a fare il sindaco. Per questo se ne deve andare. Poi se dovesse, spero per lei di no, essere condannata spero che decida di lasciare subito per evitare alla città una lunga agonia». Tra i dem, comunque, non mancano le posizioni isolate, come quella di Roberto Giachetti secondo cui, in caso di condanna, Raggi

«non dovrebbe dimettersi: io sono un garantista e per me non si è colpevoli fino al terzo grado di giudizio, né lo richiede la legge Severino. Il problema è del M5S: dovranno ricambiare il codice etico». Stefano Fassina di SI si dice stupito che Di Maio abbia detto parole «così nette che non lasciano spazio a deroghe che, invece, hanno già trovato spazio nel M5S».

Fratelli d’Italia pone due questioni: «Non abbiamo mai collegato l’esito della consiliatu­ra a vicende giudiziari­e che non prevedono obbligo di dimissioni: Raggi si dovrebbe dimettere per incapacità, a prescinder­e dalla sentenza dice il capogruppo Andrea De Priamo -. E poi c’è anche una questione di credibilit­à: ha sempre detto che si sarebbe dimessa in caso di condanna, se rimanesse dov’è emergerebb­e molta incoerenza. Una previsione? Per me si dimette in prima battuta, ma poi spunterebb­e un piano B».

Condanna sicura secondo il senatore di FI Francesco Giro, per il quale «la sindaca farebbe bene a dimettersi prima e non dopo» la sentenza come «unico atto positivo in favore di Roma», dice. Mentre Francesco Storace prova ad immedesima­rsi: «Se io fossi stato nei suoi panni, avrei detto al giudice: il sindaco deve fare le nomine, anche con i consigli di fratelli, mariti, parenti e amici. E in caso di condanna, Raggi non si deve dimettere per la sentenza, ma per come è ridotta Roma».

 ??  ?? Virginia Raggi e Renato Marra: il fratello dell’ex braccio destro della sindaca doveva diventare capo del dipartimen­to Turismo del Campidogli­o
Virginia Raggi e Renato Marra: il fratello dell’ex braccio destro della sindaca doveva diventare capo del dipartimen­to Turismo del Campidogli­o
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Comune Roberto Giachetti (Pd), candidato sindaco sconfitto da Raggi. A destra, Maurizio Politi, capogruppo della Lega
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