Ghali, il trapper che canta «Cara Italia»
Milanese, figlio di immigrati, trapper di successo, live al Palalottomatica «Spero che la mia storia e quello che racconto possano essere d’esempio»
«Ragazzi, guardate me, ce la potete fare»: è il messaggio di Ghali, domani in concerto al Palalottomatica. Trap e fantasia. La strada e la favola. Esempio d’integrazione riuscita, come racconta in brani come Cara Italia: «Quella canzone parla da sola — dice alla vigilia del live che conclude il suo tour —. Spero che la mia vita e la mia storia e quello che racconto possano essere d’esempio. Immagino la sensazione che prova un bimbo straniero a scuola oggi. Anche grazie a questa canzone sa di non essere solo».
Il sottotitolo del tour è Dai palazzi ai palazzetti. Spiega, con i suoi capelli rasta a cascata sul viso e l’accento marcatamente del nord: «Sono un italiano, figlio di immigrati provenienti dai quartieri in cui nacque la scintilla della rivoluzione araba, che vive nella periferia di Milano ed è riuscito ad arrivare alle persone e ai loro cuori con la sua musica, fino a un tour nei palazzetti. Non succede spesso!».
Lo spettacolo è sfaccettato: «Mi rappresenta e racconta la mia storia — prosegue —. È diviso in tre atti. Il mio passato e il mio presente. Ci sarà un’astronave pilotata da Jimmy, il mio amico immaginario dell’infanzia, e poi il blacktrax, che fa interagire i passi con i video e le luci. È un racconto urbano, fantastico, reale e poetico, come le mie canzoni. Io parlo di periferia, ma anche di cartoon, di sogni e personaggi fantastici. Insieme
a Dj Dev, con me stavolta ci sarà una band».
Rime in cui l’italiano si mescola con l’arabo e con il francese. La nuova vita e le radici, la mamma africana, le panchine del quartiere Baggio, dove si sedeva a scrivere: «Dal palco vedo un pubblico sempre più colorato. Ci sono ragazzi italiani che cantano i ritornelli in arabo. Un segnale di integrazione forte. Ho vissuto in famiglia situazioni anche difficili, ma non mi piace che una forma di comunicazione così forte come la musica dia messaggi negativi. Nei mei racconti si sente cosa ho vissuto, ma vantarsene creerebbe
solo danni». L’ultimo live. Tempo di bilanci: «Ho portato in giro per l’Italia lo spettacolo che ho iniziato a immaginare da bambino, quando sognavo di cantare davanti al pubblico, con le luci i colori, gli odori e i suoni. Ho passato molti mesi, insieme al mio team, per arrivare a mettere in scena tutto quello
che era nella mia testa. L’immagine si è rafforzata data dopo data. In passato mi sono esibito in posti di modeste dimensioni o non sempre accessibili ai più piccoli. Aver suonato nei palazzetti ha attratto nuovi fan».
E adesso? «La mia mente — dice — è sempre in movimento. Sono un artista. Saltuariamente sto iniziando a produrre alcune canzoni per il nuovo album. Quando termineranno i concerti, mi chiuderò in studio per iniziare a lavorare al nuovo disco che uscirà presto, già nel 2019».
Sul palco Un’astronave cartoon e il blacktrax, che fa interagire i passi con i video e le luci