ORA SI PENSI ALLA CITTÀ
L’assoluzione di Virginia Raggi è una buona notizia per i romani. Per tutti, nessuno escluso: dai leghisti a Mdp fino ad arrivare a CasaPound e centri sociali, perché è una sentenza che riguarda anche quei cittadini che non s’interessano di politica. I motivi sono almeno due, principalmente. Uno è legato al ruolo di Roma: una capitale con un sindaco condannato per falso, dopo la vergogna di Mafia Capitale, avrebbe (ulteriormente) perso credibilità, quella poca che le resta almeno. Soprattutto, però, le conseguenze dell’assoluzione sono chiare da un punto di vista amministrativo: senza il fardello del giudizio in arrivo, pur con i casi Marra e Lanzalone a pesare sulla capacità di scelta dei suoi più stretti collaboratori, Raggi potrà finalmente pensare solamente alla città.
A metà mandato la sindaca non ha ancora prodotto quel salvifico cambiamento pur promesso in campagna elettorale: dov’è stato possibile, anzi, l’azione della giunta grillina sembrerebbe fin qui peggiorato lo stato delle cose. Alberi in caduta libera, bus a fuoco, strade in condizioni indecenti sia per i rifiuti sia per la sicurezza di pedoni e automobilisti.
Ma si tratta solamente di tre esempi: ognuno di noi può liberamente constatare lo stato nel quale versa Roma. Adesso, quindi, a Virginia Raggi rimangono due anni e mezzo di mandato al termine dei quali arriverà l’unica sentenza decisiva: quella, senza appello, dei cittadini romani.