Caso Cervia, le scuse del ministro Trenta: «Lo Stato ha sbagliato»
Giallo di Davide Cervia, 28 anni dopo arriva una svolta: lo Stato chiede scusa. La responsabile della Difesa, Elisabetta Trenta, ha deciso di non impugnare la sentenza con la quale il suo ministero era stato condannato al pagamento di un euro simbolico «per aver violato con azioni omissive il diritto alla verità dei congiunti» del supertecnico, esperto in guerre elettroniche, rapito in circostanze mai chiarite. L’annuncio è stato dato su Facebook.
«Quando è scomparso Davide Cervia aveva 31 anni - ha scritto Trenta - Era il 1990. In molti di voi ricorderanno la sua storia. Recentemente il processo civile si era concluso con la condanna del ministero con una motivazione seria e senza precedenti. Una sentenza che chi ci ha preceduto aveva comunque deciso di impugnare, evidentemente non accettandone i contenuti. Ebbene, ho dato indicazione di rinunciare all’impugnazione».
La decisione è stata anticipata da un’iniziativa di solidarietà. «Dopo un’attenta lettura degli atti - ha continuato il ministro - ho scelto di riconoscere gli errori dello Stato nei confronti di una famiglia che merita rispetto e verità! Li ho incontrati nei giorni scorsi, a Velletri, per comunicare loro la mia decisione. Gli ho chiesto scusa e lo faccio nuovamente ora, pubblicamente, a nome del Paese e della Difesa». Marisa, la moglie che non ha mai smesso di combattere per la verità, ha accolto la notizia con commozione. «Ringrazio il ministro Trenta, dal quale ho avuto un gesto di umanità mai ricevuto finora. Ma adesso la politica, se ha davvero intenzione di far luce sulla scomparsa di mio marito, istituisca una commissione parlamentare di inchiesta. Dietro il suo rapimento potrebbe esserci il traffico di armi e il depistaggio di pezzi dello Stato deviati».