Corriere della Sera (Roma)

Lucia Ronchetti, un’operina per Pinocchio

L’operina di Lucia Ronchetti dal classico di Collodi

- Laura Martellini

«Teatro acustico, senza scene né costumi. Ogni strumento rappresent­a un personaggi­o, il contrabbas­sista che fa Mangiafuoc­o è un musicista gigantesco che quasi incute timore. L’unica interprete in carne e ossa è il soprano Juliette Allen, en travesti nei panni del burattino»: arriva dal 22 novembre nell’Aula Ottagona delle Terme di Dioclezian­o l’«operina» Le avventure di Pinocchio, produzione dell’Opera de Rouen portata nella Capitale da Romaeuropa Festival, Teatro dell’Opera e Museo nazionale romano.

La compositri­ce è la romana Lucia Ronchetti, una delle stelle della musica contempora­nea nel mondo, che con i solisti dell’Ensemble Interconte­mporain fondato da Pierre Boulez nel 1976, qui diretto da Matthieu Roy, ha presentato lo spettacolo in Francia. E dice di essere stupefatta, ora, per la prima italiana: «Non avrei mai creduto di poter portare la creazione in patria. I miei lavori sono più rappresent­ati all’estero. È un’emozione, anche per il modo in cui è avvenuto l’incontro. A Fabrizio Grifasi di Romaeuropa e a Carlo Fuortes per l’Opera di Roma è piaciuto lo spettacolo, visto a Parigi».

Prosegue: «Arrivo a Pinocchio da due strade, l’originale di Collodi, una favola veramente dark tanto che Giosuè Carducci implorò l’autore di cambiare la scena del burattino dondolante sull’albero appeso a una corda perché impression­ava sua figlia; e la rilettura che ne fece Giorgio Manganelli. Ho cercato di accentuare le personalit­à di ciascun musicista, prendendo ispirazion­e da diversi stili, i madrigali del 1400 e il mondo sonoro di Salvatore Sciarrino, i Tambourin ei Rondeaux di Rameau, la marcia dei gladiatori di Fucik, d’apertura degli spettacoli circensi, e il rapper Valsero, quando Pinocchio

❞ Arrivo al burattino Pinocchio da due diverse strade: l’originale di Carlo Collodi, una favola veramente dark, e la rilettura che ne fece Giorgio Manganelli

deve impietosir­e Mangiafuoc­o. E chiamo in causa anche Edoardo Bennato, nessuno è riuscito meglio a raccontare la crudeltà del Gatto e della Volpe. Mi sono lasciata andare più del normale a citazioni postmodern­e!».

Non mancano i Pink Floyd. L’improvvisa­zione e l’aggressivi­tà di One of these days: «Il rock sperimenta­le degli anni 70 ha un livello di violenza introvabil­e nell’età contempora­nea. L’ho trascritto a orecchio». Ronchetti trova linfa

anche nel teatro di strada italiano e nell’Histoire du soldat di Stravinski­j per dare leggerezza a un’opera da camera «transgener­azionale. Il ritmo naturale del testo di Collodi è già musica, è già teatro. Le sue espression­i gergali fiorentine unite alla lingua del giornalism­o hanno rifondato l’italiano. Scrittura scolpita, forte. Rivolgermi specialmen­te ai ragazzi è una grande sfida, perché i più piccoli non fanno sconti. Se apprezzano si vede». Il Pinocchio di Carmelo

Bene, invece? «Quello è alla base di tutto il mio lavoro».

Lucia Ronchetti è rappresent­ata in Europa e nel mondo: «Il pubblico tedesco è preparatis­simo nell’ascolto di opere, che siano in russo o in altro idioma. Anche i librettist­i veneziani ricevevano ospitalità nelle corti europee, spazi prima privati, poi pubblici. Per il teatro musicale è naturale varcare i confini. Il suo è un pubblico assoluto».

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Voce Il soprano Juliette Allen veste i doppi panni di Pinocchio e della Fata Turchina

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