LA STORIA E I VILLINI DA TUTELARE
Tre livelli, un po’ di giardino intorno, una costruzione dall’aria signorile: i villini sono sparsi un po’ ovunque e quasi formano il volto della Roma del primo Novecento. Con uno stile architettonico tra il liberty e l’eclettico, essi danno una nota elegante a parti di città anonime, frutto dell’espansione edilizia del secolo scorso. Le norme sulla demolizione/ricostruzione li mettono a rischio: gli immobiliaristi, contando sulla legge regionale per la ristrutturazione urbana che offre un aumento della cubatura, li vogliono sostituire con edifici più lucrosi. L’operazione è già iniziata. In un convegno sul «Diritto alla Città storica» è stato lanciato l’allarme per fermare un processo che sembra inevitabile, e Italia Nostra si affianca nel chiedere un emendamento al Piano paesaggistico del Lazio (dev’essere ancora approvato) per estendere ai villini la tutela, se non altro escludendoli dal premio di cubatura ove venissero abbattuti. Il Piano non applica vincoli al centro e alla città storica rinviandone la cura all’Unesco, che però non ha poteri giuridici.
Il Comune potrebbe fare la sua parte includendo i villini nella Carta per la Qualità. La Sovrintendenza speciale, congelate le concessioni, sta cercando con il Campidoglio un modo per salvare centinaia di edifici testimoni di un’epoca, cominciando dal loro censimento. Ma la lobby del mattone scalpita: è dunque urgente una chiara risposta delle istituzioni in difesa della città storica.