Roma città universale
L’impero e quella dinastia venuta dall’Africa: una mostra tra Colosseo, Foro e Palatino ripercorre la storia dei Severi, «ultima» stirpe
Nessuno di loro morì nel proprio letto. E ora «tornano» a dominare Roma, come fecero con piglio forte per 40 anni, tra il 193 e il 235 dopo Cristo. La rivoluzione di Settimio Severo e della sua dinastia viene raccontata attraverso una mostra, che è anche un nuovo percorso archeologico, dove si comprende come «gli africani» che guidarono Roma fossero fini urbanisti, colti letterati, ma anche abili commercianti, anzi veri imprenditori. Cambiarono, per esempio, l’assetto viario di Roma e fecero arrivare grano e olio per più di un milione di persone.
Si chiama Roma Universalis. L’impero e la dinastia venuta dall’Africa l’esposizione che si inaugura oggi nel secondo anello del Colosseo: circa cento pezzi provenienti dai musei italiani e stranieri. Una sequenza di ritratti, busti e volti marmorei tra cui svetta lo stesso Settimio, italico nato a Leptis Magna in Libia e la moglie Giulia Domna, l’Augusta, nata in Siria, figlia di un sacerdote della divinità solare El-Gabal.
«Una famiglia un po’ trascurata finora — racconta il direttore del Parco Archeologico del Colosseo, Alfonsina Russo — Con loro accaddero cose straordinarie, non attentamente valutate. Si attuò il concetto di universalismo e cosmopolitismo di Augusto con la Costituzione Antoniniana, emessa da Caracalla nel 212 e realizzata da giuristi importanti come Ulpiano, che conferiva cittadinanza romana e stessi diritti a tutti i cittadini liberi residenti nell’Impero, una sorta di Ius Soli ante litteram». L’idea della mostra, organizzata da Electa e curata dalla Russo con Clementina Panella, Alessandro D’Alessio e Rossella Rea, nasce dal sorprendente ritrovamento nel 2013-2014 della stessa Panella, quando — in tre metri cubi su mura di fondamenta di epoca medioevale alle pendici del Palatino, impastati nella calce cementizi — vennero fuori «33 oggetti in marmo con ritratti, busti, statue e due erme a tre teste uniche al mondo». La mostra è anche l’ occasione per ampliare l’area archeologica con siti riguardanti il tema dell’esposizione, «come le Terme di Elagabalo lungo la Via Sacra dove abbiamo lavorato intensamente anche durante i recenti giorni di pioggia», spiega la direttrice dei lavori Maria Grazia Filetici. La Roma Severiana da oggi ha più spazio all’interno del Parco, il percorso va dall’Arco di Settimio Severo al Tempio di Romolo, che da oggi raccoglie l’esposizione dei reperti trovati
Sequenza
Una serie di ritratti e busti marmorei tra quello di Settimio, nato a Leptis Magna
Attualità
La «Constitutio Antoniniana», emessa da Caracalla, sorta di Ius Soli ante litteram
nel 2014, fino al recuperato «vicus ad Carinas, uno dei più antichi percorsi di Roma — racconta Rea — che collegava l’Esquilino alla Valle del Foro». Qui, dove un tempo pullulava la Roma delle botteghe e dei viandanti, ora si passa sotto l’Arco del ladrone fino ad affacciarsi sul Tempio della Pace, dove «era esposto il bottino d’oro conquistato a Gerusalemme» e dove sono tornati a brillare i colori dell’opus sectile pavimentale, «con ancora tracce dell’incendio citato da Procopio».