Autunno di fuoco: per Milena Vukotic un altro debutto
L’attrice si racconta: da Fellini al debutto di oggi al Ghione
Minuta e gentile, nell’aspetto e nelle maniere, Milena Vukotic ha interpretato centinaia di personaggi — alcuni indelebili nella storia dello spettacolo italiano — con la sua voce sottile e una recitazione capace di dare spessore anche ai ruoli più leggeri. O viceversa, come accade da stasera al 25 novembre sul palco del Teatro Ghione in Un autunno di fuoco, spettacolo di Eric Coble diretto da Marcello Cotugno in cui entra con grande ironia nei panni di Alexandra, donna anziana ma determinata a non scendere a compromessi con l’età che avanza e rosicchia pian piano i confini della sua autonomia.
«Un po’ le somiglio, non tanto nel lato più ribelle e insubordinato da ex ragazza hippie — commenta la Vukotic — quanto nel bisogno di affermare il valore della libertà personale contro i luoghi comuni. È una persona disposta a rischiare, e in questo mi riconosco. D’altronde da un giorno all’altro lasciai Parigi, dove avevo già iniziato una carriera nella danza, per inseguire il sogno acceso da La strada di Fellini. Vidi il film e subito decisi di tornare in Italia e incontrare Federico».
Successe davvero. «Lavorai con lui, mi affidò piccole parti per Boccaccio 70 e Giulietta degli Spiriti, ero giovanissima — ricorda l’attrice — e imparai tanto, fu straordinario». Poi il talento, anche da fine caratterista, l’ha portata in altre 95 pellicole, a teatro e in tv, diretta da Scola, Monicelli, Wertmuller, Bertolucci, Bunuel, Villaggio, Zeffirelli, Strehler. «Mi immergo sempre con molta passione nei miei ruoli. Questo mestiere regala la possibilità di vivere tante vite — dice la Vukotic — e cerco di godermele tutte».
Al Ghione racconta la storia di un’ottantenne che preferisce
❞ Mi immergo sempre con molta passione nei miei ruoli. Questo mestiere regala la possibilità di vivere tante vite e io cerco di godermele tutte
barricarsi in casa e centellinare i contatti col mondo esterno piuttosto che cedere alla richiesta dei figli di stare «al sicuro» in un istituto di riposo. «Testarda ma simpatica — spiega la Vukotic — trasforma l’appartamento in un bunker, un po’ goffamente, con recinzioni fatte di scotch e altri ordigni rudimentali. Ed è pronta perfino a farsi saltare in aria pur di rimanere accanto ai suoi ricordi e alla sua libertà pur nella solitudine».
La storia
Una donna anziana ma determinata a non scendere a patti con l’età che avanza
Così al più giovane dei figli, Chris, interpretato da Maximilian Nisi, non resta che intrufolarsi come un ladro da una finestra aperta e scatenare quell’incontro-scontro generazionale che lascia affiorare una riflessione non solo sui rapporti familiari ma anche sul senso della vita.
«Chris è uno scapestrato, fa il pittore, non lo vede da vent’anni. Ma in fondo è il figlio che più le somiglia, l’unico che potrebbe scardinare le sue convinzioni — conclude la Vukotic — se non fosse che la consapevolezza di una morte sempre più vicina scatena in lei un’ironia e un’energia vitale straordinaria. Impossibile non ammirarla».