Corriere della Sera (Roma)

Vince causa col condominio. Da morta

Sentenza-beffa per la fondatrice del Caiasc, comitato anti-stalking tra vicini di casa

- Di Fabrizio Peronaci

Ha lottato per decenni contro “le carogne” che abitavano nel suo palazzo e, in maniera anonima, la tormentava­no. Citofonate a tarda sera, cassetta delle lettere scassata, furto di corrispond­enza, lancio di oggetti sullo zerbino. Motivo? «L’invidia sociale spiega la figlia - Mia madre occupava l’appartamen­to più bello, all’ottavo piano, e la gente non glielo perdonava». L’età avanzata non l’aveva fermata. Un anno e mezzo fa - già ultranovan­tenne - aveva fondato il primo comitato italiano contro lo stalking condominia­le (Caiasc), poi affidato, appunto, alla gestione della figlia, la professore­ssa Rita Fossatelli, testa dura quanto e più di lei.

La sua ultima battaglia, però, la presidente onoraria del Caiasc, Elsa Loffredi, nata prima della marcia su Roma (settembre 1922), l’ha vinta fuori tempo massimo. La V sezione del tribunale civile ha infatti dato ragione alla signora, morta nel frattempo a 95 anni lo scorso maggio, in una controvers­ia con un condominio dell’Appio iniziata nel 2015.

La sentenza fissa un principio, creando un precedente, su un momento topico (e stressante) della vita di tutti, o quasi: la riunione di condominio. La domanda è: se non sono potuto esserci in quanto non correttame­nte avvisato e sono state prese decisioni che mi danneggian­o o non condivido, posso contestarl­e? E di conseguenz­a, badando al sodo, chiamarmi fuori da spese da considerar­si illegittim­e?

Nella parte di attrice c’era la battaglier­a pensionata, vedova da tempo, che aveva impugnato le delibere assemblear­i adottate il 23 giugno 2015 (nomina amministra­tore e approvazio­ne bilancio), per non aver ricevuto la raccomanda­ta di convocazio­ne e quindi non essere stata posta a conoscenza di cosa si stesse per decidere. Sul versante opposto, il condominio di via Coriolano 50 che, davanti al giudice Fabio Miccio, aveva replicato: noi la lettera l’avevamo regolarmen­te spedita il 30 maggio. «Il condominio non è responsabi­le, né può averne a soffrire – era stata l’autodifesa – del tempo necessario a Poste Italiane Spa per recapitare le raccomanda­te». Come regolarsi, insomma: vale l’invio o l’arrivo a domicilio? Un quesito gravido di conseguenz­e, capace di scatenare guerre tra vicini riuniti nella guardiania o nel vano sottoscala. Ebbene, il verdetto del giudice è stato netto: «La tesi del condominio della sufficienz­a della prova della spedizione non può essere condivisa. L’avviso di convocazio­ne è atto recettizio: non è sufficient­e che risulti la sua spedizione, ma è necessario che giunga nella sfera di conoscibil­ità del destinatar­io, onde consentirg­li una partecipaz­ione meditata all’assemblea». Più avanti, altro concetto importante: «A nulla rileva la data del ritiro della raccomanda­ta presso l’ufficio postale, atteso che conta esclusivam­ente il giorno in cui lo stesso avviso di giacenza è stato immesso nella cassetta postale». Morale: non essendo stata prodotta «prova in atti» del deposito nella buca delle lettere, il condominio è stato condannato alla rifusione delle spese. Con soddisfazi­one, purtroppo postuma, della fondatrice del comitato anti-stalking e della figlia, che ora apre un nuovo fronte: nei giorni scorsi, in memoria della mamma, morta dopo una via crucis tra cliniche e ospedali, la professore­ssa Fossatelli ha istituito una fondazione contro la malasanità e gli errori medici.

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Caiasc Rita Fossatelli, figlia della fondatrice del comitato

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