Vince causa col condominio. Da morta
Sentenza-beffa per la fondatrice del Caiasc, comitato anti-stalking tra vicini di casa
Ha lottato per decenni contro “le carogne” che abitavano nel suo palazzo e, in maniera anonima, la tormentavano. Citofonate a tarda sera, cassetta delle lettere scassata, furto di corrispondenza, lancio di oggetti sullo zerbino. Motivo? «L’invidia sociale spiega la figlia - Mia madre occupava l’appartamento più bello, all’ottavo piano, e la gente non glielo perdonava». L’età avanzata non l’aveva fermata. Un anno e mezzo fa - già ultranovantenne - aveva fondato il primo comitato italiano contro lo stalking condominiale (Caiasc), poi affidato, appunto, alla gestione della figlia, la professoressa Rita Fossatelli, testa dura quanto e più di lei.
La sua ultima battaglia, però, la presidente onoraria del Caiasc, Elsa Loffredi, nata prima della marcia su Roma (settembre 1922), l’ha vinta fuori tempo massimo. La V sezione del tribunale civile ha infatti dato ragione alla signora, morta nel frattempo a 95 anni lo scorso maggio, in una controversia con un condominio dell’Appio iniziata nel 2015.
La sentenza fissa un principio, creando un precedente, su un momento topico (e stressante) della vita di tutti, o quasi: la riunione di condominio. La domanda è: se non sono potuto esserci in quanto non correttamente avvisato e sono state prese decisioni che mi danneggiano o non condivido, posso contestarle? E di conseguenza, badando al sodo, chiamarmi fuori da spese da considerarsi illegittime?
Nella parte di attrice c’era la battagliera pensionata, vedova da tempo, che aveva impugnato le delibere assembleari adottate il 23 giugno 2015 (nomina amministratore e approvazione bilancio), per non aver ricevuto la raccomandata di convocazione e quindi non essere stata posta a conoscenza di cosa si stesse per decidere. Sul versante opposto, il condominio di via Coriolano 50 che, davanti al giudice Fabio Miccio, aveva replicato: noi la lettera l’avevamo regolarmente spedita il 30 maggio. «Il condominio non è responsabile, né può averne a soffrire – era stata l’autodifesa – del tempo necessario a Poste Italiane Spa per recapitare le raccomandate». Come regolarsi, insomma: vale l’invio o l’arrivo a domicilio? Un quesito gravido di conseguenze, capace di scatenare guerre tra vicini riuniti nella guardiania o nel vano sottoscala. Ebbene, il verdetto del giudice è stato netto: «La tesi del condominio della sufficienza della prova della spedizione non può essere condivisa. L’avviso di convocazione è atto recettizio: non è sufficiente che risulti la sua spedizione, ma è necessario che giunga nella sfera di conoscibilità del destinatario, onde consentirgli una partecipazione meditata all’assemblea». Più avanti, altro concetto importante: «A nulla rileva la data del ritiro della raccomandata presso l’ufficio postale, atteso che conta esclusivamente il giorno in cui lo stesso avviso di giacenza è stato immesso nella cassetta postale». Morale: non essendo stata prodotta «prova in atti» del deposito nella buca delle lettere, il condominio è stato condannato alla rifusione delle spese. Con soddisfazione, purtroppo postuma, della fondatrice del comitato anti-stalking e della figlia, che ora apre un nuovo fronte: nei giorni scorsi, in memoria della mamma, morta dopo una via crucis tra cliniche e ospedali, la professoressa Fossatelli ha istituito una fondazione contro la malasanità e gli errori medici.