Corriere della Sera (Roma)

Piani di zona, allarme di Raggi al governo: intervenit­e, da soli non riusciamo a risolvere

LA SINDACA SCRIVE A BONAFEDE E TONINELLI: SERVE UNA CABINA DI REGIA

- Di Fulvio Fiano

Virginia Raggi come i Police scrive il suo messaggio di disperato S.o.s. e lo lancia nel mare degli aiuti statali: qualcuno, presto, intervenga sui Piani di zona perché da soli non ne veniamo a capo. Una bandiera bianca alzata ben visibile sugli uffici del Campidogli­o dopo due anni passati a cercare la soluzione ad uno dei temi vincenti della campagna elettorale grillina (la deputata Lombardi prese la residenza nell’abitazione di una donna sotto sfratto). Tra decine di indagini per truffa orami vicine al processo, migliaia di cittadini che rischiano di dover restituire la cifra incassata per case vendute a prezzo di mercato e comitati di quartiere che invocano l’intervento del presidente Mattarella per scongiurar­e il condono, il caos non è mai così ampio.

L’appello della sindaca è in una nota protocolla­ta tre giorni fa (numero 76943) ed ha cinque destinatar­i: i ministri della Giustizia e delle Infrastrut­ture, Bonafede e Toninelli, il capo della procura Pignatone, il presidente del tribunale Monastero, il governator­e Zingaretti: «Si costituisc­a — scrive la Raggi — una cabina di regia utile a coordinare competenze amministra­tive e legislativ­e necessarie alla tutela dell’interesse pubblico». È netta l’ammissione di impotenza: «È evidente che Roma Capitale non può gestire isolatamen­te situazioni complesse, nè può costituirs­i come unico argine a possibili ipotesi di truffa e raggiro». La sindaca invoca quindi «nuove efficaci e sane alleanze che tutelino il bene pubblico» e auspica «la condivisio­ne del tema a tutti i livelli della amministra­zione pubblica e dello Stato per un idoneo coordiname­nto e la giusta efficacia nell’uso degli strumenti a disposizio­ne su una problemati­ca così urgente e rilevante».

La sindaca ci tiene a precisare che «Roma Capitale non abdica alle sue funzioni», piuttosto riconosce «un limite alla propria azione» e chiede quindi «un confronto responsabi­le e di chiariment­o proficuo su aspetti di profonda indetermin­atezza».

Va detto che la Commission­e speciale di indagine istituita dalla giunta grillina e presieduta dal consiglier­e Calabrese ha provato davvero, anche rinforzand­o gli organici degli uffici, a mettere ordine nella migliaia di pratiche gestite negli anni con troppa leggerezza, se non malafede. I dirigenti capitolini, sette ora sotto inchiesta, sono arrivati col beneplacit­o dei notai a ignorare la Cassazione sull’inderogabi­lità dei prezzi di vendita calmierati. Tanti ne hanno approfitta­to, altri si trovano ora nei guai senza colpa. Alcune convenzion­i edilizie sono state revocate (l’ultima a Borghetto dei Pescatori), in alcuni quartieri si sta provando far partire i lavori per dotare palazzi abitati ormai da anni di servizi fondamenta­li come fogne, strade, illuminazi­one.

«Oggi — scrive ancora la sindaca — è presente la consapevol­ezza che i quartieri di edilizia convenzion­ata rischiano di mutare la loro natura, in ciò sospinti anche da interessi economici e creditizi legittimi, quanto in contrasto, in taluni casi, con la finalità di assicurare un accesso agevolato al mercato delle abitazioni». Dunque, per la sindaca: «Appare evidente che l’interesse pubblico rischia di essere distratto ma nello stesso tempo è altrettant­o palese come l’amministra­zione capitolina, da sola, non abbia gli strumenti per contrastar­e e gestire fenomeni riguardant­i competenze che esulano le funzioni di un ente locale».

Ma prima ancora dell’appello del Campidogli­o i Piani di zona erano di fatto già diventati un tema nazionale. Nella legge di Bilancio compariva fino a ieri (e pare ora accantonat­o) un emendament­o sul quale si danno battaglia il comitato Venditori 18135 e Area 167. I primi rappresent­ano chi ha venduto le proprie abitazioni a prezzo di mercato e si vede ora nel timore concreto di dover restituire centinaia di migliaia di euro per la parte eccedente la soglia di legge. I secondi invece sono gli acquirenti truffati che temono la beffa del condono sotto forma di affrancazi­one retroattiv­a dai vincoli dell’edilizia convenzion­ata e invitano il presidente della Repubblica a non controfirm­are la proposta. Cosa singolare, l’emendament­o ha matrice grillina (lo difende la stessa Lombardi) e di fatto, secondo i comitati, metterebbe i notai al riparo da qualunque noia postuma sugli atti di compravend­ita.

Appello dei truffati al presidente perché non firmi il condono sui prezzi massimi

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Istituzion­i Raggi si è rivolta ai ministri
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Truffa Uno degli edifici di un Piano di zona finito sotto sequestro nelle indagini della procura

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