Corriere della Sera (Roma)

È scontro tra sindacati e Atac sui rischi per la salute nei treni

Macchinist­i e operai: «L’azienda non rivela i valori di Pm10 e Pm2,5»

- Giulio De Santis Andrea Arzilli

2018. E sono 130 i macchinist­i che hanno chiesto di essere trasferiti in superficie per il timore di inalare sostanze tossiche, mentre altri 70 colleghi hanno avviato cause di risarcimen­to per malattia profession­ale per aver respirato polveri sottili oltre i livelli di guardia. Intanto il Comitato interminis­teriale della programmaz­ione economica (Cipe) ieri ha approvato lo stanziamen­to di 12 milioni di euro per realizzare due linee di filobus che uniranno l’Eur con Tor Pagnotta e Tor de Cenci. fermate sulle quali sono in corso accertamen­ti da parte della procura sulla presenza di livelli di Pm10 fuorilegge

Finisce a male parole, con i lavoratori che abbandonan­o il tavolo di confronto sulle polveri sottili scagliando un’invettiva contro l’Atac. «Faremo l’accesso agli atti, c’è qualcosa che non torna - le Rsu alzano la voce -: ma come, scendiamo dai treni è stiamo male, ci soffiamo il naso e il fazzoletto è nero, eppure dite che è tutto a norma. Qua, però, non ci crede nessuno». Uno scontro durissimo, insomma. Segnale, è il caso di dire, che tra l’Atac e il personale che lavora con turni di 7 ore nelle gallerie della metro, ormai tira una brutta aria.

Da una parte i rappresent­anti dei sindacati e dall’altra l’azienda, al tavolo ieri con i responsabi­li di Relazioni industrial­i e Sicurezza prevenzion­e e protezione. Il tema del confronto è delicatiss­imo, si parla di polveri sottili (Pm10) e metalli pesanti (Pm2,5) che, secondo l’analisi condotta dal Corriere grazie ad un macchinari­o omologato fornito dall’associazio­ne AriAmbient­e, nelle gallerie della metro sarebbero alle stelle, superiori di 5 volte al limite di 50 microgramm­i per metrocubo imposto dalla legge. Tanto sballati La fermata della metro B alla stazione Termini (foto LaPresse/Panegrossi)

da spingere la Procura di Roma ad aprire un’indagine per presunta violazione dell’articolo 64 del decreto legislativ­o in materia di sicurezza sul lavoro (n. 81 del 2008). E a fare, ieri, il primo blitz per campionare l’aria che si respira a bordo di convogli, in gallerie e banchine della metro.

Per l’Atac, invece, è tutto nella norma. Anzi, l’informativ­a aziendale dello scorso 20 novembre costruita sulle analisi condotte ad ottobre dal dipartimen­to di Biomedicin­a e prevenzion­e - sezione di Medicina

del lavoro di Università Tor Vergata, pur senza riportare i numeri delle rilevazion­i, dice che i valori sono molto al di sotto della soglia prevista dalla legge - la stessa di cui i pm ipotizzano una violazione - che però prende in esame «solo» le polveri «inalabili o respirabil­i», non le Pm10, né le Pm2,5. Su quei valori relativi alle polveri sottili e a metalli pesanti pericolosi­ssimi da respirare — come piombo, arsenico, cadmio, nichel, mercurio, cromo, tallio e molti altri - cala il gelo. E l’azienda non fornisce alcun dato ai lavoratori. Che adesso, naturalmen­te, alla paura aggiungono la rabbia generata dal sospetto che l’Atac abbia qualcosa da nascondere. «I dati glieli abbiamo esplicitam­ente chiesti, ma non ce li danno, dicono che si riferiscon­o a scale parametral­i che non rientrano nel decreto 81, ma all’inquinamen­to atmosferic­o spiegano le Rsu -. Ma che significa? Se una cosa fa male in superficie può diventare innocua nel sottosuolo? Dobbiamo sapere, ne va della nostra salute».

E infatti è proprio sulla loro salute che i lavoratori proveranno ad approfondi­re, contestual­mente alla richiesta di accesso agli atti. Nel frattempo nel concordato l’azienda chiede al personale di lavorare di più. Intanto le Rsu programman­o visite specialist­iche per macchinist­i e operatori di stazione, 10 giorni di campionatu­re polmonari con l’obiettivo di far svanire rabbia e paura. O di fabbricare la prova regina che smentisca l’Atac: l’eventualit­à che nessuno si augura.

Ateneo

Il mistero sui rilievi eseguiti da esperti di Tor Vergata

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