È scontro tra sindacati e Atac sui rischi per la salute nei treni
Macchinisti e operai: «L’azienda non rivela i valori di Pm10 e Pm2,5»
2018. E sono 130 i macchinisti che hanno chiesto di essere trasferiti in superficie per il timore di inalare sostanze tossiche, mentre altri 70 colleghi hanno avviato cause di risarcimento per malattia professionale per aver respirato polveri sottili oltre i livelli di guardia. Intanto il Comitato interministeriale della programmazione economica (Cipe) ieri ha approvato lo stanziamento di 12 milioni di euro per realizzare due linee di filobus che uniranno l’Eur con Tor Pagnotta e Tor de Cenci. fermate sulle quali sono in corso accertamenti da parte della procura sulla presenza di livelli di Pm10 fuorilegge
Finisce a male parole, con i lavoratori che abbandonano il tavolo di confronto sulle polveri sottili scagliando un’invettiva contro l’Atac. «Faremo l’accesso agli atti, c’è qualcosa che non torna - le Rsu alzano la voce -: ma come, scendiamo dai treni è stiamo male, ci soffiamo il naso e il fazzoletto è nero, eppure dite che è tutto a norma. Qua, però, non ci crede nessuno». Uno scontro durissimo, insomma. Segnale, è il caso di dire, che tra l’Atac e il personale che lavora con turni di 7 ore nelle gallerie della metro, ormai tira una brutta aria.
Da una parte i rappresentanti dei sindacati e dall’altra l’azienda, al tavolo ieri con i responsabili di Relazioni industriali e Sicurezza prevenzione e protezione. Il tema del confronto è delicatissimo, si parla di polveri sottili (Pm10) e metalli pesanti (Pm2,5) che, secondo l’analisi condotta dal Corriere grazie ad un macchinario omologato fornito dall’associazione AriAmbiente, nelle gallerie della metro sarebbero alle stelle, superiori di 5 volte al limite di 50 microgrammi per metrocubo imposto dalla legge. Tanto sballati La fermata della metro B alla stazione Termini (foto LaPresse/Panegrossi)
da spingere la Procura di Roma ad aprire un’indagine per presunta violazione dell’articolo 64 del decreto legislativo in materia di sicurezza sul lavoro (n. 81 del 2008). E a fare, ieri, il primo blitz per campionare l’aria che si respira a bordo di convogli, in gallerie e banchine della metro.
Per l’Atac, invece, è tutto nella norma. Anzi, l’informativa aziendale dello scorso 20 novembre costruita sulle analisi condotte ad ottobre dal dipartimento di Biomedicina e prevenzione - sezione di Medicina
del lavoro di Università Tor Vergata, pur senza riportare i numeri delle rilevazioni, dice che i valori sono molto al di sotto della soglia prevista dalla legge - la stessa di cui i pm ipotizzano una violazione - che però prende in esame «solo» le polveri «inalabili o respirabili», non le Pm10, né le Pm2,5. Su quei valori relativi alle polveri sottili e a metalli pesanti pericolosissimi da respirare — come piombo, arsenico, cadmio, nichel, mercurio, cromo, tallio e molti altri - cala il gelo. E l’azienda non fornisce alcun dato ai lavoratori. Che adesso, naturalmente, alla paura aggiungono la rabbia generata dal sospetto che l’Atac abbia qualcosa da nascondere. «I dati glieli abbiamo esplicitamente chiesti, ma non ce li danno, dicono che si riferiscono a scale parametrali che non rientrano nel decreto 81, ma all’inquinamento atmosferico spiegano le Rsu -. Ma che significa? Se una cosa fa male in superficie può diventare innocua nel sottosuolo? Dobbiamo sapere, ne va della nostra salute».
E infatti è proprio sulla loro salute che i lavoratori proveranno ad approfondire, contestualmente alla richiesta di accesso agli atti. Nel frattempo nel concordato l’azienda chiede al personale di lavorare di più. Intanto le Rsu programmano visite specialistiche per macchinisti e operatori di stazione, 10 giorni di campionature polmonari con l’obiettivo di far svanire rabbia e paura. O di fabbricare la prova regina che smentisca l’Atac: l’eventualità che nessuno si augura.
Ateneo
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