LA CACCIA SOLO PER I RESIDENTI
Il 6 dicembre 1991, 27 anni fa, il Parlamento votò la legge 394 sulle aree protette. Questa normativa, raggiunta dopo anni di tentativi, conteneva un articolo che prevedeva delle norme secondo le quali in aree contigue al territorio protetto, la caccia potesse essere autorizzata solo ai residenti dei Comuni dell’Area naturale protetta e dell’area contigua. Una misura che favorisce le popolazioni locali riservando solo a loro l’utilizzo razionale della fauna che fuoriesce dai confini della Riserva e proteggendo le specie rare in essa protette. Una disciplina che, per il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, è stata applicata solo in Abruzzo e Molise. Nel versante laziale i residenti che avrebbero il diritto di cacciare in queste zone sono circa 200. Per aggirare le regole della Legge Quadro, i Comuni hanno pensato bene di istituire Aziende faunistiche venatorie (le antiche Riserve) in cui la caccia si conduce in maniera privatistica, aprendola anche agli estranei delle regioni vicine, aggirando divieti (come la caccia al capriolo) e altre attività in un territorio considerato vitale per la sopravvivenza degli ultimi orsi marsicani. Un ricorso al Tar delle associazioni ambientaliste era stato accolto. I cacciatori hanno protestato e il Tar ha emanato una sospensiva sulla misura protezionistica. Infine il Consiglio di Stato (presidente Frattini) ha dato ragione agli ambientalisti: la discussione definitiva si avrà il 13 dicembre.