L’Eures conferma la crescita del Pil dopo 5 anni negativi Sale l’export del Lazio del 17%, Frosinone e Latina boom
Pil in crescita dopo 5 anni negativi, aumento dell’export regionale e incremento delle imprese del Lazio, con un effetto positivo sull’occupazione. Il rapporto sulle province 2018, realizzato da Eures e dall’Unione delle province italiane del Lazio, fotografa la ripresa dell’economia regionale. Il Prodotto interno lordo cresce con una variazione nominale dell’1,6%, +1% in termini reali, un risultato in linea con la dinamica nazionale, tuttavia ancora troppo distante dell’incremento registrato nelle regioni capitali di Berlino (4,6%), Madrid (3,9%) e Amsterdam (3,2%). Il Lazio è la seconda regione a livello nazionale per ammontare complessivo del Pil, preceduto solo dalla Lombardia, ma scivola in sesta posizione in termini pro-capite. Cresce anche l’export regionale del 17,2%, rispetto al 2016, raggiungendo 23 miliardi di euro. La dinamica crescente è determinata soprattutto dalla provincia di Frosinone che, solo nell’ultimo anno, registra un incremento del 42,7%, arrivando ad assorbire quasi un terzo del totale dell’export regionale. Il settore farmaceutico conferma il ruolo centrale all’interno dei principali poli esportatori della Regione, come Latina e Frosinone: nello specifico il comparto assorbe il 76,8% del totale dell’export della provincia pontina ed il 47,8% nel frusinate.
La popolazione del Lazio è in calo con oltre 3 mila nati in meno tra il 2016 e il 2017 e i piccolissimi Comuni a rischio «estinzione». Si regista una società sempre più multietnica con una crescita notevole di ultrasessantenni nell’ultimo quinquennio. Nella Regione, al 1 gennaio scorso, ci sono 5,9 milioni di residenti: A livello territoriale, la contrazione raggiunge lo 0,6% a Rieti, -0,5% a Frosinone e -0,3% a Viterbo, mentre Roma e Latina mostrano una maggiore capacità di tenuta e nei Comuni più piccoli si osserva un progressivo spopolamento.
Calo demografico
Meno nascite, nei Comuni più piccoli continua il progressivo svuotamento: rischio «estinzione»