Corriere della Sera (Roma)

Marcello Fonte, una vita tra Cannes e San Lorenzo

Dalla Calabria a Cannes, passando per Roma. Al Torino film fest è stato presentato il doc di Maria Tilli: cronaca della vita di Fonte, protagonis­ta di «Dogman»

- Ulivi

«Sembravano applausi» di Maria Tilli, passato ieri fuori concorso al Torino film fest, è il ritratto di Marcello Fonte, cresciuto alla periferia di Reggio Calabria, arrivato a Roma e premiato a Cannes.

«My name is Marcello Fonte. Yes». Roma, San Lorenzo, Cinema Palazzo. C’è un attore che si racconta. «Stavo morendo, il teatro mi ha salvato la vita. Dovevano essere tre giorni sono passati diciassett­e anni». Da allora sono cambiate molte cose, con il fim che stava per girare, Dogman di Matteo Garrone (candidato per l’Italia alle nomination per l’Oscar straniero), Marcello Fonte avrebbe conquistat­o la Palma d’oro a Cannes e le sue parole sul palco - «Da piccolo, quando ero a casa mia e pioveva sopra le lamiere, chiudevo gli occhi e mi sembrava di sentire gli applausi. È invece adesso li riapro e quegli applausi siete voi» - avrebbero fatto il giro del mondo. Proprio Sembravano applausi si intitola il documentar­io di Maria Tilli (prodotto da Archimede con Raicinema) passato ieri fuori concorso al 36esimo Torino film fest. Cronaca di un anno vissuto intensamen­te da un uomo fuori dal comune, cresciuto nelle baracche di Marrani, alla periferia di Reggio Calabria, e arrivato a Roma seguendo la forza della sua immaginazi­one e dell’arte fino al cuore del cinema Palazzo dove vive da anni, fino alle soglie dell’Oscar. Quarant’anni compiuti nei giorni scorsi (e festeggiat­i con quattro torte sul set dell’ultimo film di Mimmo Calopresti), Marcello Fonte sa bene che la sua è una parabola straordina­ria. Ma non ci tiene affatto a alimentare il suo personaggi­o. «Hol- lywood? Ci sono stato, ho visitato le case delle star. Lì se non hai la carta di credito non sei nessuno. Ma non è quello che conta nella vita. La mia Ferrari ce l’ho dentro di me, sono io la mia Ferrari».

Come spiega Maria Tilli, 31 anni, diploma al centro Sperimenta­le di cinematogr­afia, quella di Marcello «non è la storia di un uomo che lavora tutta la vita per centrare un obiettivo. È la storia di una persona che segue una vocazione intima che coltiva in solitudine, dentro le cantine, dietro le quinte, e a un certo punto il mondo se ne accorge». Fondamenta­le in questa parabola, il rapporto con Roma. «Il mio migliore amico era la città stessa, il mio grande teatro», scrive in Notti stellate, l’autobiogra­fia uscita per Einaudi.

Parte del documentar­io è girato sul set di Dogman, come fosse un backstage. Si vedono i momenti in cui Garrone prepara Marcello, i consigli che gli dà. Anche l’aiutino di un bicchiere di grappa prima di una delle scene più complesse. «Matteo - dice Fonte è un pittore, un artigiano che sa capire come costruire la sua opera con sensibilit­à. È un giocatore vero, sa prendersi

Antidivo

Non sono i soldi che contano. La mia Ferrari ce l’ho dentro di me, sono io la mia Ferrari

dei rischi come ha fatto con me». Ieri sera al festival diretto da Emanuela Martini si sono incontrati, al regista è andato il Premio Langhe-Roero e Monferrato. Sono già al lavoro entrambi. Garrone con il suo Pinocchio, Marcello Fonte, oltre che il film di Calopresti, tratto dal romanzo di Pietro Ciriaco Via dall’Aspromonte («Sono un poeta, l’unico che ha girato e conosce il mondo, considerat­o il matto del paese») sta girando anche con Francesca Archibugi, in Vivere, «Sono Salvo Tranò, un perito industrial­e solitario, pignolo e pettegolo che si sente donna». E continua a lavorare allo spettacolo Famiglia (in gennaio all’India) con la compagnia Fort Apache diretta da Valentina Esposito composta da ex detenuti. La compagnia del cinema Palazzo, dove tutto è cominciato.

Progetti

È interprete dei film di Calopresti e Archibugi. A gennaio sarà di nuovo in teatro

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Festival Marcello Fonte lo scorso maggio a Cannes con il premio come miglior attore per «Dogman»
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