Corriere della Sera (Roma)

STORIA DI UNA PROTESI ALL’ANCA PROVOCATA DA UN «POLLAIO»

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Caro Conti, a proposito dei due tombini sulla corsia preferenzi­ale Atac alla Batteria Nomentana, il 9 novembre alle ore 7.15 mio marito, nell’attraversa­re la strada sulle strisce pedonali, è inciampato in un ferro sporgente che teneva su quello che qui avete già definito come il solito «pollaio» posto a protezione dei tombini divelti, ma che invadeva l’area delle strisce. Conseguenz­a: protesi all’anca. Volevo ringraziar­e almeno i due civili cittadini che lo hanno aiutato ed assistito ed anche chiedere, se qualcuno avesse visto l’incidente, di farsi vivo (ggianfilip­pi@tiscali.it ) Grazie per il suo aiuto. Elvira Reibaldi

Ifamosi e vituperati «pollai» (i recinti arancioni usati dal Campidogli­o per chiudere tratti di strade o marciapied­i in dissesto) rappresent­ano spesso autentici pericoli per la viabilità e per i pedoni. La storia di suo marito è allarmante e esemplific­ativa. Attraversa­re la strada a Roma rappresent­a ormai un’impresa. Ed è avvilente pensare che un cittadino inciampi in un residuo di «pollaio» abbandonat­o a se stesso e collocato addirittur­a sull’area delle strisce pedonali. Sembra un incubo: ma purtroppo è la realtà quotidiana con cui dobbiamo fare i conti. Quindi attenzione massima ai recinti: sono i nostri nuovi nemici. pconti@corriere.it

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