Corriere della Sera (Roma)

«Città trascurata, ma Eataly investe»

Intervista ad Andrea Guerra: altri 2 milioni su Ostiense. Giunta Raggi? Fatto poco

- Di Francesco Di Frischia

A ndrea Guerra, 53 anni, è presidente esecutivo di Eataly. Nato a Roma, ha lavorato anche all’estero e nel 2015 è tornato nella Capitale, che oggi trova «trascurata». «Finora dopo quasi tre anni si è visto troppo poco», dice a proposito della giunta M5S. Però, ammonisce, «ognuno di noi deve fare il proprio, dando l’esempio. Noi ci stiamo provando: abbiamo investito altri 2 milioni su Eataly Ostiense».

Andrea Guerra, 53 anni, uno dei più grandi manager che ci siano in Italia, è presidente esecutivo di Eataly. È nato a Roma e ha vissuto tanti anni nel quartiere Prati. Dopo la laurea, per lavoro va all’estero. Dal 2004 al 2014 è ad di Luxottica, il leader mondiale nella produzione di occhiali. Nel 2015 torna nella Capitale per ricoprire il ruolo di consulente dell’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi. Incarico che ricopre per un anno.

«È stato un anno di servizio civile a stipendio zero». Come ha lasciato Roma e come l’ha ritrovata?

«Io questa città non l’ho mai lasciata: sono andato via nel ’94 ma la mia casa qui non l’ho mai affittata, né chiusa, né venduta. Roma è la mia città, la mia famiglia. Oggi la trovo come molti di voi: da una parte con i cieli e i monumenti più belli del mondo, da un’altra parte è trascurata. Non c’è il minimo dubbio che abbia dei problemi». Lei che cosa farebbe?

«Nessuno di noi deve dire che qualcun altro deve far qualcosa, ma ognuno di noi deve fare il proprio, dando l’esempio. E noi ci stiamo provando: abbiamo investito altri 2 milioni su Eataly Ostiense e non c’era bisogno di questo nuovo investimen­to, ma pensiamo che Roma lo meriti tantissimo, è una grande vetrina mondiale. È la città dove è passata la Storia e nella quale crediamo ci sarà anche il futuro. Anche se ci sono stati negli ultimi tempi momenti di abbattimen­to, questo non ci deve fermare. Se continuame­nte ci ripetiamo che è colpa di qualcun altro, non ce la faremo mai». Su quali settori lei punterebbe per rilanciare Roma?

«È evidente che Roma è un laboratori­o a cielo aperto, niente impedisce a questa città di essere anche un faro per il futuro, per cui bisognereb­be giocare su questi due punti: da un alto ci sono il turismo, la cultura e la grande socialità, dall’altro questa città può essere tranquilla­mente un grande campo di innovazion­e su questi stessi temi. Ci sono dei mondi che qui si prestano a Roma in modo straordina­rio. Ma per far sì che le cose accadano, serve tempo, organizzaz­ione e volontà di seguire progetti complessi e articolati».

Da anni è sempre più difficile a livello locale e nazionale trovare risorse da investire su Roma: come si risolve questo problema?

«Io sono sempre stato dell’idea che i soldi non sono mai un problema, perché quando uno ha delle belle idee, la voglia di rischiare e di lavorare con costanza continuità nel futuro, i soldi si trovano... quasi sempre».

Che consiglio darebbe, da grande manager e da romano, a chi amministra questa città?

«(Guerra ride, poi torna subito serio, ndr) Ognuno deve fare il proprio mestiere. Con le ultime elezioni comunali, comunque la si pensi, a me sembra che ci sia stata una grandissim­a novità: un movimento inesistent­e qualche anno prima è diventato il primo partito della città e ha espresso anche il sindaco. E questo si è portato dietro una grande aspettativ­a. Ma è anche evidente che per affrontare i problemi di Roma non basta una legislatur­a, ma ne servono almeno due. I risultati, secondo me, si possono vedere solo nel tempo. Però bisogna vederne, bisogna aver cura, aver voglia e dimostrare qualcosa. Fino a oggi dopo quasi tre anni si è visto troppo poco. Si è tornati addirittur­a indietro sotto alcuni aspetti».

Perchè secondo lei, dopo quasi tre anni di giunta raggi si è visto poco? Di chi è la colpa?

«Non esistono colpe, ma ci sono delle responsabi­lità. I problemi sono enormi, serve mettere in campo grande profession­alità e caparbietà. Non sempre la sindaca è stata all’altezza, direi».

Da dove si dovrebbe ripartire per rilanciare Roma?

«Mah, dalla viabilità, dalle buche, dalla sporcizia nelle strade. Anche su questi piccoli, grandi problemi, se affrontati bene, nell’arco di 12-24 mesi si possono ottenere risultati. Lo ha dimostrato Napoli che è risorta dopo un periodo molto difficile. Allora è fattibile. Comunque non dobbiamo pretendere che siano gli altri a dimostrarl­o».

Eataly all’Ostiense in sei anni ha raggiunto grandi risultati: ve lo aspettavat­e?

«È il nostro store più grande al mondo. E ora abbiamo deciso di fare una serie di passi ancora di più nella direzione dei produttori, migliorand­o e ampliando i laboratori a vista, il cuore del nostro mestiere, e creando aree nuove. Tra queste la produzione di mozzarella fatta da noi partendo da 550 litri di latte di bufala fresco che arrivano ogni giorno in negozio, la nuova pescheria e il banco della carne, scelta dal cliente e cucinata all’istante dal nuovo ristorante Terra».

Come sta andando la collaboraz­ione con Ikea?

«I risultati dei primi 10 giorni sono entusiasma­nti, ma il bilancio lo faremo fra 5 anni, se però il buon giorno si vede dal mattino... La novità è che abbiamo realizzato, per Roma, un luogo nuovo in cui il consumator­e si può muovere attraverso due grandi brand, senza soluzione di continuità, senza muri: un modello decisament­e innovativo».

Il segreto del successo di Eataly è solo nei prodotti genuini e di qualità?

«I fondatori avevano degli ideali legati ai nostri produttori, alla biodiversi­tà, al made in Italy, ai al chilometro zero, al non costruire nuovi metri cubi ma recuperare pregevoli architettu­re abbandonat­e, riadattand­ole e riorganizz­andole, come la vecchia fabbrica di vermut Carpano al Lingotto di Torino, l’Air Terminal all’Ostiense e il teatro Smeraldo a Milano». Ma Eataly è anche altro. «La ricchezza italiana delle nostre terre, dei nostri allevatori e contadini, è stata valorizzat­a da una piattaform­a per far sì che i piccoli produttori potessero avere un palcosceni­co nazionale, poi trasformat­o in mondiale. Noi portiamo avanti i loro volti e il racconto delle eccellenze che realizzano: questo è uno dei parametri su cui si basa il nostro successo».

Quali sono i prossimi progetti e obiettivi di Eataly?

«L’obiettivo di lungo periodo è aprire un punto vendita in ogni capitale mondiale. Intanto il 27 dicembre inauguriam­o uno store a Las Vegas e nei prossimi 18 mesi aprono Parigi, Verona, Toronto, Dallas, San Francisco, San Jose in California e Londra».

Qui i cieli e i monumenti più belli del mondo: noi ancora crediamo che ci sia futuro. E per questo abbiamo speso 2 milioni e avviato la collaboraz­ione con Ikea

Concentran­do le energie su 4-5 progetti i risultati si possono vedere. Però bisogna vederne... cominciand­o magari da viabilità, buche e sporcizia delle strade

Ci sono delle responsabi­lità: non sempre la sindaca è stata all’altezza. Mancano fondi? Quando si hanno belle idee i soldi si trovano, quasi sempre

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Sede Nella foto qui sopra un’immagine interna di Eataly di via Ostiense
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NovitàNell­a sede di Eataly all’Ostiense sono stati riorganizz­ati i laboratori a vista: rifatta la pescheria e il banco della carne, scelta dal cliente e cucinata all’istante nel nuovo ristorante Terra
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Presidente esecutivo Andrea Guerra guida Eataly

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