SALVATE IL SOLDATO «VAR»
La Lazio nel campionato scorso e la Roma in questo hanno sperimentato più di altre squadre il segnale intermittente del Var, che a volte è acceso e a volte spento. Il presidente dell’Associazione Italiana Arbitri, Marcello Nicchi, ha usato ieri un aggettivo pesante per la topica del duo Rocchi/Fabbri, che non hanno visto un solare rigore per fallo di D’Ambrosio su Zaniolo: «Inconcepibile».
Chi pensa alla malafede degli arbitri può finire di leggere qui. Nemmeno la riforma più illuminata della classe dei fischietti avrà la forza di convincerlo.
Ci sono invece un paio di (modeste) proposte per chi pensa che la Var sia stata un passo importantissimo verso un calcio più pulito, ma che poi si sia smarrita la strada.
La prima: consentire agli allenatori una «chiamata» a partita che l’arbitro è tenuto ad onorare. Succede già in molti sport - dal tennis alla pallavolo - e funziona. Aumenta anche la responsabilità di chi protesta: per «giocare il jolly» bisogna essere sicuri di quello che si chiede.
La seconda: formare, in tempi magari non biblici, la nuova figura dell’arbitro «da Var», dandogli sempre più importanza. Bisogna superare l’ego di chi è visibile (in campo) a vantaggio di chi ha a disposizione più immagini (in sala Var). Assomiglia al Truman Show? Forse, ma di sicuro fa parte del progresso. Quando fu inventato il motore a scoppio, i cocchieri bestemmiarono.
Il resto sono chiacchiere da bar e da Var.