Affitti mai pagati al Comune, indagati 40 gestori di locali
Evasa la tassa per il suolo pubblico: coinvolti circoli, pub, bar e trattorie
Ristoranti, bar, trattorie, buffet. Pub, caffè, locali, circoli. Periferici o centrali. Recensiti o di nicchia. Popolari o per pochi. Tutti, però, con tavoli e sedie all’aperto, stile vacanze romane, secondo il cliché.
Indagando sullo scandalo degli affitti capitolini (la cosiddetta «affittopoli» romana) i magistrati hanno trovato quaranta locali sfuggiti al pagamento dell’occupazione di suolo pubblico.
Un’evasione che potrebbe definirsi istituzionale. Perché i titolari di questi locali pubblici erano inquilini del Campidoglio, sottoposti al versamento di una locazione praticamente simbolica, sfuggita — in virtù di chissà quale norma— alla riqualificazione a canoni di mercato ma anche a qualunque verifica contabile. Motivo per cui, in molti casi, si era ormai trascurato di versare il canone tout court come del resto l’occupazione di suolo pubblico.
Dal punto di vista cittadino si tratta di un colossale spreco di risorse pubbliche che ha colpito l’amministrazione negli anni passati: l’affittopoli romana si compone di onlus, sedi partiti politici ed esercizi
commerciali. Non è un caso che, in parallelo, la Corte dei Conti stia procedendo a una ricognizione sullo stesso tema.
Sulla scia del circolo degli Artisti che, da via Casilina, ha dominato per vent’anni il panorama degli eventi musicali cittadini senza corrispondere al Comune alcun affitto, i quaranta esercizi hanno rappresentato per anni una sorta di zona franca. E in effetti il pubblico ministero Alberto Galanti che sta procedendo con l’elezione di domicilio nei confronti dei titolari di questi
esercizi era partito proprio dal caso di Romano Cruciani e del suo circolo degli Artisti (peraltro lievitato con gazebo, tettoie, banconi in muratura, forni per pizze e arena cinematografica dall’originaria concessione). Mentre, però, al titolare del circolo di via Casilina si contestano anche gli abusi edilizi in questo caso l’accusa è limitata alla sola occupazione abusiva di suolo pubblico.
Inizialmente il magistrato aveva iscritto anche i funzionari capitolini che avrebbero omesso di verificare la corresponsione del canone (abuso d’ufficio) ma sul punto è intervenuta la prescrizione e dunque nei loro confronti si solleciterà l’archiviazione.
L’affittopoli capitolina era esplosa durante la gestione del prefetto Francesco Paolo Tronca che aveva sporto denuncia sia in Procura che alla Corte dei Conti. Nel 2016, poi, era stato il consigliere Alessandro Onorato (Lista Marchini) a rendere pubblici gli annosi privilegi di alcuni esercenti pubblici. Qualche esempio? Si andava dal ristorante di via Appia Antica che pagava 258 euro mensili al bar che, in via dei Campi Sportivi, ne versava 25 al mese. Una trattoria in via del Pellegrino è risultata titolare di un canone d’affitto di sette euro mensili e un ristorante in via Celsa a un passo dagli scavi di Torre Argentina ne pagava poco più di 600 al mese.
Non solo ristorazione tuttavia. L’affittopoli romana includeva anche imprese artigianali, vivai e perfino stabilimenti. É il caso di quello che, in via Amerigo Vespucci, a Ostia, pagava un affitto di 7 euro e 8 centesimi al mese.
Sprechi Mancate sia la riqualificazione a canoni di mercato sia le verifiche contabili