Corriere della Sera (Roma)

Lazio mia, per la Champions serve un Pellissier. Anzi, undici

- Di Andrea Balzanetti

Lo scorso campionato, alla quattordic­esima giornata, la prima squadra della Capitale aveva 32 punti. Con 32 punti, oggi, la Lazio sarebbe prima in classifica (alieni esclusi) con sette punti di vantaggio sulla quinta. Si tratta di fatti concreti rispetto alle tante chiacchier­e che stanno accompagna­ndo questo terribile mese della banda di Inzaghi. Eppure, nonostante tutto, gli obiettivi di inizio stagione sono a portata di mano. Dopo il pareggio con il Chievo, però, Simone Inzaghi deve mettere da parte il fioretto e sostituirl­o con una sciabola ben affilata per tagliare i vari nodi che stanno strozzando la stagione. Insistere sul 3-5-2, ad esempio, quando hai solo due centrali presentabi­li e un solo esterno di valore non sembra una grande idea. Vedere Wallace sempre titolare vuol dire solo una cosa: nessun altro dei difensori a disposizio­ne può giocare in una squadra che ha l’obbligo di lottare per la Champions. Anche tra il pacchetto degli esterni, attualment­e, solo il vecchio Lulic tiene il passo. Cambiare modulo e passare ad un meno spregiudic­ato 4-4-2, almeno in questa fase, sicurament­e aiuterebbe la squadra a tenere meglio il campo. Sappiamo che il mister è innamorato del 35-2, ma è il modulo che si deve adattare ai giocatori a disposizio­ne e non viceversa. Logicament­e il cambio modulo porterà dei vantaggi solo se chi va in campo giocherà onorando la maglia. Con undici Pellissier, per rimanere alla partita con il Chievo, si va in Champions. Con undici Milinkovic­Savic di questa stagione non si va nemmeno in Europa League. A prescinder­e dal modulo.

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